La Roma ha chiuso il bilancio al 30 giugno senza raggiungere interamente l’obiettivo finanziario prefissato, quello necessario a rispettare i paletti imposti dal settlement agreement firmato con la UEFA. Una missione che noi di SoloLaRoma.it avevamo già definito complicata, ai limiti del possibile, e che si è rivelata tale. Tuttavia, nessun campanello d’allarme, nessuna corsa agli estintori: a Trigoria, da giorni, si respirava una serenità disarmante. Una calma che si è confermata anche dopo la chiusura ufficiale dell’esercizio.
Cessioni mirate, nessun sacrificio eccellente
Il mercato in uscita ha seguito una linea chirurgica. Niente saldi, nessun addio doloroso dell’ultima ora, ma solo operazioni calibrate, pensate per sistemare i conti senza intaccare l’ossatura del progetto sportivo. La cessione più pesante, in tutti i sensi, è stata quella di Tammy Abraham al Besiktas: 17 milioni complessivi tra prestito, riscatto e bonus, con un effetto immediato importante sul monte ingaggi. Non solo denaro fresco, ma anche alleggerimento della struttura salariale.
Dal punto di vista delle plusvalenze, però, l’operazione ha prodotto “solo” 4 milioni reali, a fronte di un risparmio netto superiore. Molto meglio è andata con Zalewski, ceduto a 6,5 milioni interamente iscritti come plusvalenza, e con Zan Dalh al Benfica per 5 milioni. Da segnalare anche un paio di milioni incassati indirettamente dal passaggio di Le Fée, mentre è saltata all’ultimo la possibilità di incassare dalla cessione di Paredes al Boca Juniors, con il club argentino che ha lasciato decadere il gentlemen agreement siglato tempo fa.
I giovani sacrificati sull’altare del FPF
Per completare il quadro, la Roma ha scelto di cedere alcuni giovani talenti del vivaio, sacrifici dolorosi ma necessari per dare un segnale a Nyon. Tra i nomi spiccano quelli di Cherubini, Romano e Terlizzi, profili che avrebbero potuto rappresentare il futuro ma che, in questo contesto, hanno fornito un contributo prezioso sotto forma di entrate nette.
Nessuna svendita e nessun giocatore accompagnato alla porta, a conferma della volontà dei Friedkin di proteggere il progetto tecnico guidato da Gian Piero Gasperini, anche a costo di pagare una sanzione. È questa la linea della proprietà americana: costruire, non smantellare. E se il prezzo da pagare sarà qualche milione di euro, poco male.
In attesa di Nyon: il verdetto UEFA in arrivo
Ora il dossier Roma è nelle mani della UEFA. Venerdì è attesa la riunione del Club Financial Control Panel, il comitato incaricato di valutare il rispetto dei vincoli economici. Poco dopo, sarà pubblicato il comunicato ufficiale con tutte le decisioni. Il club giallorosso sarà avvisato poche ore prima dell’uscita.
Lo scenario più probabile? Una sanzione pecuniaria leggera, di pochi milioni. Molto meno probabile, anche se tecnicamente possibile, l’imposizione di limitazioni alla rosa nelle competizioni europee. Ma tutto dipenderà dall’interpretazione che la UEFA darà all’impegno preso dal club: la Roma ha ridotto il monte ingaggi, ha ceduto quanto serviva e non ha alterato il progetto sportivo. In altre parole, ha rispettato lo spirito del patto, se non la forma piena.
A Trigoria, la fiducia resta alta. E mentre il campo torna lentamente a prendersi la scena, i numeri del bilancio fanno il loro corso. Senza clamori, ma con consapevolezza.