65.778 spettatori, 67° sold out dell’era Friedkin, il decimo stagionale. È stata una serata da grandi occasioni all’Olimpico, che si è acceso già prima del fischio d’inizio, tra sole romano, cori caldi e applausi commossi. Roma-Juventus non è mai una partita normale, e questa lo è stata ancora meno.
Un tributo lungo una curva
L’atmosfera è carica, familiare. La Sud canta già durante il riscaldamento, accompagnando la squadra fin dalla prima sgambata. Poi arriva Roberto Pruzzo: lo storico numero 9 della Roma, 70 anni compiuti da poco, viene celebrato dal club e omaggiato dal pubblico con un giro d’onore emozionante. I suoi gol restano impressi nel cuore di generazioni.
Sui tabelloni, invece, scorrono i volti di chi ha lasciato un segno: Antonello Fassari, attore romano e romanista doc, e Luigi Timperi, storico magazziniere di Trigoria. Tributo anche per Suor Paola, rivale simbolica ma figura amatissima per l’impegno sociale,omaggiata dalla Sud per aver: “Dedicato la vita ad aiutare bambini, malati e detenuti”.
Tra campo e tribuna
In tribuna si fanno notare Antonio Tajani, Carlo Verdone, gli infortunati Dybala e Saelemaekers (calorosi con la squadra), ma dei Friedkin nemmeno l’ombra. Intanto la Nord canta forte, fronteggiando il settore ospiti pieno di bianconeri, in una sfida anche di voci.
L’arbitro Colombo spezzetta un po’ troppo e il pubblico mugugna, ma senza eccessi. La Juventus passa con Locatelli, ma la Roma non si scompone: spreca tanto, è vera, è viva. Nel secondo tempo ancora una volta a cambiare la partita è Eldor Shomurodov. Entrato dalla panchina, l’uzbeko trova il pareggio e si prende l’ovazione dell’Olimpico e il titolo di Player of the Match.
Non è una vittoria, è un pari che muove poco la classifica, ma racconta tanto della Roma: delle sue risorse, della sua resilienza, e del suo pubblico che non smette di credere. Lo stadio accompagna la squadra fino all’ultimo respiro, nonostante gli errori, le assenze, la fatica.