Non perde da dicembre, è vero. Ma quando c’è da cambiare passo, la Roma si scopre sempre con il fiato corto. Il pareggio per 1-1 nel derby contro la Lazio, arrivato ieri sera all’Olimpico, è solo l’ultimo indizio di una tendenza ormai consolidata: contro le big, i giallorossi non riescono mai a dare la zampata giusta. Né Ranieri, con tutta la sua esperienza e la sua carica emotiva, riesce a scardinare un blocco che pare più mentale che tecnico.
Derby teso e nervoso
La sfida contro la Lazio, tanto attesa quanto sentita, si è rivelata carica di tensione, segnata da nervosismi, simulazioni, falli e scorrettezze che hanno riportato alla mente le versioni più ruvide del derby capitolino, quelle degli anni ‘90, quando il sangue bolliva più del talento.
Dopo un primo tempo frammentato e poco fluido, è stata la Lazio a passare in vantaggio con Romagnoli, abile a capitalizzare l’ennesima distrazione difensiva della Roma su palla inattiva. Ma è servito un colpo da maestro di Matias Soulé per rimettere le cose in equilibrio: un sinistro alla Dybala (presente in panchina, accanto ai compagni), che ha evitato una sconfitta pesante ma non è bastato per accendere l’entusiasmo.
Europa sempre più lontana, Champions quasi un miraggio
Il pareggio, di fatto, scontenta tutti: la Lazio resta davanti, la Roma perde un’altra occasione per avvicinarsi alla zona Champions. Bologna e Lazio stazionano rispettivamente a 57 e 56 punti, mentre i giallorossi sono fermi a quota 54, insidiati anche da una Fiorentina in grande risalita (a 53) e da un Milan che, con i suoi 51 punti, potrebbe diventare un fattore chiave in caso di vittoria e finale di Coppa Italia.
Il calendario non aiuta
Da qui alla fine, il cammino è tutto in salita. Sabato la Roma affronterà il Verona all’Olimpico (e dovrà sperare in risultati favorevoli da Bologna-Inter e Milan-Atalanta), ma poi sarà una scalata vera e propria: Inter a San Siro, Fiorentina in casa, Atalanta a Bergamo, Milan all’Olimpico, chiusura contro il Torino.
Ranieri ha il vantaggio di non avere più impegni infrasettimanali, ma servirà una Roma completamente diversa, più solida, più lucida e più cinica, se davvero vuole garantirsi un posto in Europa.