Roma e Lazio si avvicinano alla nuova stagione con lo stesso obiettivo – migliorare il recente passato – ma con approcci e certezze radicalmente diversi. E se nella Capitale giallorossa il volto della sicurezza è quello di Mile Svilar, dall’altra parte del Tevere regna ancora l’incertezza su alcune pedine chiave.
Svilar guida la Roma: rinnovo fino al 2030 e record europeo
La notizia è ormai ufficiale: Mile Svilar ha rinnovato con la Roma fino al 2030, quadruplicando il suo stipendio e diventando il portiere più pagato nella storia del club. Lo ha confermato oggi La Gazzetta dello Sport, che ha svelato i dettagli dell’accordo: al netto dei bonus, l’ingaggio del serbo riflette un ruolo da titolarissimo e da uomo-copertina. Sui social, Svilar ha celebrato il rinnovo con tre parole emblematiche: “Orgoglio, ambizione, amore”.
I numeri confermano il suo status: 16 clean sheet in stagione, di cui 11 nel 2025, miglior dato nei cinque top campionati europei. Prestazioni che lo hanno proiettato nell’élite dei numeri uno e trasformato nella vera certezza della nuova Roma di Gasperini.
Zaccagni e Soulé, due scommesse per Sarri e Gasperini
Dall’altra parte della città, Mattia Zaccagni si prepara al rilancio. Dopo un’annata travagliata, sarà di nuovo l’ala sinistra titolare nella Lazio di Sarri, con l’obiettivo di riconquistare la fiducia di Spalletti e della Nazionale. Per il tecnico toscano è un punto fermo tecnico ed emotivo, ma serviranno prestazioni convincenti per riportarlo al livello delle migliori stagioni.
Tra le file giallorosse, invece, Matías Soulé rappresenta un’incognita intrigante. Talento purissimo, reduce da un ottimo finale di stagione, ma ora chiamato a reinventarsi nel sistema tattico di Gasperini. Se con Ranieri brillava da esterno largo, il nuovo tecnico predilige spazi centrali liberi per le sovrapposizioni dei quinti. Ecco allora che Soulé dovrà adattarsi a un ruolo più interno, da sottopunta o trequartista, modulando un repertorio che finora si è nutrito di strappi e libertà di movimento.
Dovbyk e Tavares, il nodo dell’affidabilità
Tra chi deve dimostrare di meritare la fiducia c’è anche Artem Dovbyk, autore di 17 gol al primo anno in Italia, ma ancora lontano dalla piena convinzione della dirigenza. La Gazzetta dello Sport racconta di un Gasperini scettico sul suo profilo, considerato troppo statico e poco aggressivo. L’investimento da 38,5 milioni pesa, e ora l’ucraino dovrà cambiare passo per entrare davvero nel cuore del progetto. Il paragone con Milito, Zapata e Retegui è ingombrante, ma inevitabile. La chance è concreta: trasformarsi sotto la guida di un tecnico che ha fatto esplodere attaccanti come pochi.
Situazione simile in casa Lazio per Nuno Tavares, terzino sinistro offensivo che Sarri considera una variabile impazzita. Le doti in proiezione offensiva non sono in discussione, ma la fase difensiva resta un problema evidente. Il suo equilibrio tra incursioni e copertura potrebbe diventare un punto nevralgico del sistema biancoceleste.
Koné e Pedro: i jolly su cui puntare
Chi, invece, ha già convinto è Manu Koné, uno dei nomi su cui la Roma ha puntato con decisione. Per La Gazzetta dello Sport, il centrocampista francese è già considerato un titolare inamovibile e potrebbe diventare l’“Ederson” di Gasperini: capace di giocare sia da mediano che da incursore, con una presenza fisica importante e margini di crescita soprattutto nella finalizzazione.
In casa Lazio, il jolly resta Pedro, che a 38 anni ha deciso di prolungare il suo contratto per un’altra stagione. Sarri lo considera ancora decisivo per dare qualità e imprevedibilità al tridente, ma il tempo corre veloce. La sfida sarà restare lucido e brillante nei momenti chiave della stagione.
Se Roma e Lazio vogliono davvero competere, dovranno farlo affidandosi a un mix di certezze solide e scommesse pronte a esplodere. Svilar e Koné da una parte, Pedro e Zaccagni dall’altra. Ma come sempre, sarà il campo – e forse anche il carattere – a dire chi è davvero pronto a prendersi la Capitale.