Un 1-1 che non fa scontento nessuno, ma che lascia un po’ d’amaro in bocca a tutti. Roma e Juventus si dividono la posta all’Olimpico dopo una partita vibrante, giocata su buoni ritmi, ma senza troppe emozioni o occasioni nitide, in linea con gli scontri recenti tra le due squadre. Si ferma a sette la striscia di vittorie consecutive in campionato per i giallorossi, che però allungano la loro imbattibilità a quindici gare, mantenendo viva la corsa alla Champions League.
La classifica ora si fa ancora più corta e incerta: tra il terzo posto occupato dall’Atalanta con 58 punti e l’ottava posizione della Fiorentina a 52, ci sono in mezzo il Bologna (che gioca stasera contro il Napoli) e la Juventus a 56, la Lazio a 55 e la Roma a 53. Una bagarre che promette scintille fino all’ultima giornata. È chiaro che si poteva fare di più, soprattutto perché la squadra di Ranieri ha dato la sensazione, specie nel primo tempo, di avere troppo rispetto dell’avversario, che pur non vivendo il miglior momento stagionale ha fatto la partita nei primi 45 minuti. La Roma, dopo il pari firmato da Shomurodov, ha dato l’impressione di accontentarsi, di non voler rischiare per andare a prendersi i tre punti. E questo lascia un po’ di rammarico.
L’analisi del primo tempo: Juve meglio, Roma timida
Ranieri ha confermato il 3-4-2-1, con Celik titolare dopo l’infortunio e Hummels al centro della difesa insieme a Mancini e Ndicka. Sulle fasce Angelino a sinistra e Celik a destra, in mezzo Koné e Cristante. Davanti, Soulé ed El Shaarawy a supporto di Dovbyk. Tudor ha risposto con un assetto speculare: in difesa Kalulu, Veiga e Kelly a protezione di Di Gregorio, in mediana McKennie, Locatelli, Thuram e Weah, con Nico Gonzalez e Yildiz alle spalle di Vlahovic.
Nonostante l’ottimo momento di forma e la spinta dell’Olimpico, la Roma ha dimostrato troppo timore reverenziale nei confronti della Juventus. I bianconeri sono partiti meglio, prendendo campo con personalità e aggredendo una Roma molto bassa. Gli uomini di Tudor muovevano bene il pallone, sfruttando in particolare i movimenti di Kalulu verso l’interno per creare superiorità sul lato destro. I giallorossi, invece, sembravano sempre in ritardo, troppo passivi e scollegati tra i reparti.
La Roma è uscita solo dopo metà primo tempo, quando ha iniziato ad alzare il baricentro sfruttando le sponde di Dovbyk. Due buone occasioni sono nate proprio da lui: prima su una verticalizzazione di El Shaarawy in cui l’ucraino ha difeso bene palla e servito Cristante, il cui tiro è stato respinto in extremis da Kalulu con una scivolata decisiva. Poco dopo è arrivata la risposta della Juventus con una splendida incornata di Nico Gonzalez su cross di Weah: Svilar è stato strepitoso, riuscendo a deviare il pallone sulla traversa con un riflesso da campione.
Al 37’, altra grande chance per la Roma con El Shaarawy, che ha colpito il palo con un colpo di testa su cross di Soulé. Il primo tempo sembrava potersi chiudere sullo 0-0, ma proprio nel finale è arrivato il gol della Juventus: ancora Kalulu a creare superiorità a destra, cross respinto corto da Celik e palla che è finita a Locatelli, libero al limite. Il centrocampista bianconero ha calciato con precisione all’angolino basso, approfittando del posizionamento troppo basso di Cristante, che si era abbassato dentro l’area lasciandogli spazio. Niente da fare per Svilar.
L’analisi del secondo tempo
All’inizio della ripresa Ranieri ha sorpreso tutti con una mossa coraggiosa: fuori Hummels, dentro Shomurodov e passaggio al 4-4-2 in fase di possesso, con Celik alto a fare il terzino. La Roma è diventata subito più aggressiva e ha creato un pericolo con una bella azione tra El Shaarawy, Dovbyk e lo stesso Shomurodov, fermata da Kalulu. Dal corner seguente è nato il gol dell’1-1: Ndicka ha vinto il duello aereo, costringendo Di Gregorio a una respinta corta, sulla quale l’uzbeko è stato il più lesto di tutti a fiondarsi, insaccando da pochi passi.
La Roma ha preso fiducia e per una decina di minuti ha schiacciato la Juve, sfruttando bene le corsie esterne dove i bianconeri hanno iniziato a soffrire. Kalulu ha dovuto limitare le sortite offensive per restare più bloccato. Dopo il pareggio, Ranieri ha cercato di trovare maggiore equilibrio, rinunciando a El Shaarawy e Cristante per inserire Gourna-Douath e Paredes. La Roma si è così schierata con un più stabile 3-5-2, che ha ridato compattezza in fase di non possesso, ma ha tolto spinta offensiva.
Tudor ha risposto con cambi pesanti: dentro Cambiaso, Koopmeiners e Kolo Muani per Weah, Nico Gonzalez e Vlahovic. La Juve ha provato a riprendersi la scena, ma di veri pericoli non ne ha creati. Nel finale, dentro anche Nelsson per Celik nella Roma e Baldanzi per Dovbyk, mentre Tudor ha inserito anche Savona per Locatelli. Ma il punteggio non si è più mosso.
Restano due episodi da segnalare: una bella uscita bassa di Svilar su McKennie, lanciato defilato, e un’azione casuale in cui Gourna-Douath ha visto spalancarsi un’autostrada davanti a sé su un lancio di Celik verso un Dovbyk in fuorigioco. Il francese è sembrato in vantaggio, ma ancora una volta Kalulu ha coperto alla perfezione e ha chiuso con un recupero spettacolare.
Poco coraggio, bene Svilar e Shomurodov
Nel complesso, la Roma ha fatto troppo poco per vincerla, soprattutto nel primo tempo, dove si è mostrata troppo remissiva. Ancora una volta è mancato quel pizzico di coraggio in più nei big match, un tema ricorrente in questa stagione.
Bene Svilar, protagonista con una parata fondamentale e sempre più leader della squadra. Positivo anche Shomurodov, ormai certezza della seconda parte di stagione: ci ha messo quattro minuti a segnare e a cambiare l’inerzia del match. Dovbyk ha lottato tanto, giocando bene spalle alla porta.
A pesare, come sempre, è l’assenza di Dybala, il solo che ha la qualità e la personalità per cambiare questo tipo di partite. Soulé ha qualità ma non ha ancora quella leadership, e si è visto. Con Paredes tenuto in panchina a lungo e Saelemaekers squalificato, la manovra ne ha risentito.
Testa al derby
Alla fine, è un pareggio che per come si era messa può andare anche bene, e che certamente pesa meno delle sconfitte in Coppa Italia con il Milan o in Europa League con l’Athletic. Ma continua a mancare la vittoria contro una big, e questo resta un limite evidente. Ora, però, c’è il derby. E lì servirà un altro spirito, un altro atteggiamento. Perché la corsa Champions passa anche – e forse soprattutto – dalla prossima partita.