Nel corso di questa stagione sono tanti i giocatori della Roma che hanno fatto fatica ad esprimersi. Tra questi rientra sicuramente Lorenzo Pellegrini, che da qualche settimana è sembrato però essere in ripresa, mostrando a tratti le proprie qualità. Sul classe ’96 si sono rincorse anche diverse voci di mercato, che riguarderebbero già questa finestra invernale e soprattutto quella che ci sarà in estate. Di tutti questi temi ne ha parlato in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport.
Il numero 7 giallorosso ha esordito parlando dell’esonero di Mourinho: “Era il nostro giorno libero, il 16 gennaio di un anno fa, e mandarono via Mourinho. Fu uno shock, perché nessuno se lo immaginava. Per noi non fu un bel momento. A fine novembre ci eravamo opposti. Leggemmo che lo volevano cacciare, andammo da Tiago Pinto per chiedere se fosse vero e gli spiegammo che non c’era bisogno di mandarlo via. Volevamo continuare con lui. ‘Invenzione dei giornali’ fu la sua risposta”.
Riguardo la fascia da capitano, che da ormai 4 anni è sul braccio del classe ’96: “Arrivò dopo la sconfitta con lo Spezia, 4-2 in Coppa Italia, la partita dei sei cambi, l’irregolarità. Finimmo in nove contro undici, Ci fu una discussione e Dzeko, che era il capitano, pagò con la fascia. Edin sa bene come andò, io stesso provai a spiegare alla società che la decisione era sbagliata”.
Pellegrini: “Io mi sono sempre preso le mie responsabilità”
Pellegrini ha parlato dei fischi dell’Olimpico e dei suoi possibili coinvolgimenti negli esoneri di Mourinho e De Rossi: “I risultati hanno peggiorato il clima in generale. E poi una montagna di stupidaggini, bugie messe in giro per fornire alla gente uno o più colpevoli. Ma colpevoli di cosa? Solo dei risultati. Con José ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Subito dopo l’esonero altre voci ridicole, ci sentimmo al telefono perché desideravo chiarire la mia posizione e lui ha capito. Mou è trascinante, ti folgora. Noi ci dicevamo che se prima di ogni gara ci avesse chiesto di sbattere la testa contro un albero l’avremmo fatto tutti. Anche quella del tradimento a Daniele è pura fantascienza, invenzioni di chi non ha idea del rapporto che avevo e conservo con lui. Spesso la verità non interessa, è d’intralcio”.
E ancora sull’addio di De Rossi: “Non fui convocato il giorno prima del licenziamento. I compagni presenti vennero subito a riferirci quello che era stato detto. Naturalmente chiesi subito ai dirigenti il motivo della mancata chiamata, risposero che tanto sapevano benissimo come la pensavo, che ero totalmente dalla parte di Daniele. Decisione singolare non ascoltare il capitano? Due volte assurda. Perché io non sono mai scappato, mi sono sempre preso le mie responsabilità“.
Pellegrini: “La fascia pesa, ma non mi ha cambiato”
Sulla scadenza del contratto ed il possibile addio: “È un pensiero che evito. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Ti assicuro che finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come ho sempre fatto. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell’uomo prima ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l’amore per la Roma. È così evidente”.
Interrogato sul peso della fascia, Pellegrini ha così risposto: “Pesa, ma non mi ha cambiato di una virgola, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l’ho sempre presa molto seriamente. Ormai sono all’ottavo anno, ma mi alleno a Trigora, che è casa, da quando di anni ne avevo nove. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi”.
Pellegrini ha poi concluso: “Mi sto allenando bene. Quando entro in campo vorrei spaccare il mondo per la Roma, a volte mi rendo conto di non riuscire a dare tutto quello che vorrei. Geloso della popolarità di Dybala? Mai. Paulo è un giocatore che stimo tantissimo, ed è il primo a saperlo. Come lui ce c’è uno su dieci milioni. Se sta bene, le partite le può decidere da solo”.