Roma, due gioielli crescono a Trigoria: Romano resta, Mannini è blindato

Il centrocampista Romano dice no al Torino per convincere Gasperini a puntare su di lui: sfuma la cessione da 7 milioni. Mattia Mannini, intanto, viene blindato fino al 2028. La Roma sceglie di trattenere due dei suoi giovani più promettenti: non solo plusvalenze, ma anche progettualità.

Deneb Antuoni
4 min di lettura

C’è chi parte, c’è chi resta. E poi ci sono quelli che convincono a restare. In un’estate segnata da cessioni strategiche e sacrifici per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario, a Trigoria comincia a prendere forma una nuova generazione giallorossa che non ha nessuna intenzione di farsi mettere sul mercato. Alessandro Romano, centrocampista classe 2006, sembrava destinato a seguire le orme di altri prodotti del vivaio recentemente ceduti: Joao Costa, volato all’Al-Ettifaq per 9 milioni, Volpato e Missori al Sassuolo per 10, Afena-Gyan alla Cremonese per 6. Il suo nome era finito al centro di una trattativa ormai ben avviata con il Torino: 6-7 milioni la valutazione, accordo a un passo, diritto di recompra in favore della Roma inserito come clausola a tutela. Eppure, l’affare è saltato all’ultimo.

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Romano cambia rotta: ora vuole convincere Gasperini

Dietro lo stop non ci sono intoppi burocratici o divergenze economiche. È stata una scelta del giocatore, che ha preferito giocarsi le sue carte nella Capitale. Appena saputo del diritto di riacquisto inserito nell’accordo con i granata, Romano ha deciso di rimanere: vuole dimostrare a Gian Piero Gasperini di poter essere utile da subito. E chissà che la sua determinazione, unita a una struttura fisica già imponente e a una personalità fuori dal comune, non gli regali davvero una chance.

Romano è solido, intelligente tatticamente, ordinato, uno di quei centrocampisti che non fanno rumore ma costruiscono equilibrio. A Trigoria lo considerano pronto per il salto tra i grandi, e il tecnico di Grugliasco sarà chiamato a valutarlo nel corso del ritiro. La sua estate sarà un banco di prova: può diventare una risorsa interna a costo zero, in un momento in cui ogni investimento deve essere ponderato.

Mannini, il jolly che nessuno vuole lasciar partire

Se Romano è la diga, Mattia Mannini è la corrente. Anche lui classe 2006, anche lui cresciuto nel settore giovanile romanista, con una parentesi a Spezia. Ma a differenza del compagno, Mannini non è mai stato davvero sul mercato. La sua duttilità – può giocare terzino, mezzala, trequartista – lo ha reso un profilo ambito da diversi club, sia in Serie A che all’estero. Tuttavia, la risposta della Roma è stata netta: nessuna trattativa, nessun prezzo. Si resta.

Non a caso, nelle ultime ore è arrivato anche il rinnovo fino al 2028, un segnale forte di fiducia da parte della società. A Trigoria lo considerano un potenziale crac, per quella sua capacità di abbinare tecnica e visione, corsa e creatività. Crossa bene, salta l’uomo, gioca tra le linee. Un jolly moderno, di quelli che si plasmano col tempo ma che già oggi hanno dentro la scintilla giusta.

La Roma si tiene stretti i suoi talenti

In un periodo in cui il vivaio è stato utilizzato anche come leva per rimettere in ordine i conti, la scelta di trattenere Romano e Mannini racconta una strategia diversa. Una visione a lungo termine, che punta a valorizzare non solo i profili già affermati, ma anche quelli che possono diventarlo.

Il nuovo corso giallorosso non passa soltanto dai grandi nomi. Passa anche da chi, senza far rumore, ha deciso di restare. Di provarci. E forse, di sorprendere.

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