Quando l’aereo di Dan Friedkin atterra in Europa, qualcosa si muove davvero. Nelle ultime ore il jet privato del presidente della Roma è stato localizzato in Svizzera, nella residenza di famiglia tra le montagne di St. Moritz. A Trigoria però si attende il suo sbarco per la prossima settimana, in tempo per l’ultima partita della stagione all’Olimpico contro il Milan. L’aria che si respira è chiara: all’orizzonte ci sono decisioni pesanti da prendere.
Due piani per il futuro: tutto ruota attorno alla Champions
Come riporta il Corriere dello Sport, la proprietà americana avrebbe già discusso con la dirigenza, e di riflesso con Claudio Ranieri, due scenari ben distinti per programmare il futuro sportivo ed economico della Roma. Il primo, naturalmente, è legato a un traguardo che solo qualche settimana fa sembrava utopico: la qualificazione alla prossima Champions League. In caso di impresa riuscita, i giallorossi si assicurerebbero un tesoretto di circa 50 milioni di euro, cifra fondamentale per sistemare il bilancio e proseguire il percorso di rientro nei parametri del Fair Play Finanziario.
Infatti, l’accordo con l’Uefa prevede un limite di perdite cumulabili entro fine 2026: il saldo gestionale degli ultimi tre esercizi non dovrà superare i 60 milioni di euro in negativo. Un obiettivo non semplice, considerando che il bilancio 2023/24 dovrebbe chiudersi con un passivo di circa 81 milioni. In più, è previsto un controllo intermedio a giugno 2025: se le perdite dovessero superare i 40 milioni, scatterebbero sanzioni fino all’esclusione dalle competizioni europee per una stagione.
Nel caso in cui l’accesso alla Champions venga centrato, la strategia di mercato potrebbe restare conservativa. Plusvalenze sì, ma senza sacrificare i pezzi pregiati. La Roma spera di incassare tra i 40 e i 50 milioni da operazioni in uscita che non compromettano l’equilibrio tecnico della rosa: Celik, Shomurodov, e i vari Zalewski, Abraham, Hermoso, Dahl, Kumbulla e Le Fée sono considerati sacrificabili.
Senza Champions, si complica tutto
Tutt’altra storia se la Roma dovesse fallire l’ingresso nella massima competizione europea. In quel caso scatterebbe il piano B, articolato a seconda della qualificazione in Europa League o Conference. Le entrate sarebbero sensibilmente inferiori e il club potrebbe essere costretto a cedere almeno un giocatore importante. Due i nomi sotto osservazione: Evan N’Dicka e Koné. Entrambi hanno mercato e garantirebbero plusvalenze importanti. Svilar, invece, considerato incedibile.