Sembra essere passata una vita, eppure quel 2 dicembre 2024 non è poi così lontano. Una data tutto sommato anonima, ma in questa stagione invece risulta un punto di svolta per la Roma. Riavvolgiamo il nastro: in quel freddo lunedì sera che chiudeva la 14ªgiornata di Serie A, i giallorossi accoglievano all’Olimpico un’Atalanta lanciatissima in campionato, che grazie allo 0-2 ottenuto grazie ai gol di De Roon e Zaniolo rimaneva in scia del Napoli capolista, a -1. Diversa la situazione dei capitolini, che con tale ko occupavano il 15° posto, a quota 13 punti, con sole 3 lunghezze di vantaggio sulla retrocessione.
Era quella la Roma di un Ranieri appena giunto per cercare di sistemare la situazione, forse resosi conto, dopo le sconfitte con Napoli e bergamaschi ed il pareggio col Tottenham, che il lavoro sarebbe stato più arduo del previsto. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che da quella data tutto sarebbe cambiato: ad oggi quello dell’andata con l’Atalanta risulta essere l’ultimo ko registrato all’Olimpico, con solo il Como capace di infliggere lo 0 alla voce punti, due settimane dopo, ai giallorossi al Sinigallia. Per il resto, 16 vittorie e 5 pareggi in Serie A, un andamento che nessuno in Europa ha saputo eguagliare.
Il risultato? In poco più di 5 mesi, Roma passata dal 15° al 4° posto recuperando 15 punti, qualcosa di assolutamente epico. Ora però serve un ultimo sforzo in queste ultime tre finali, per una classifica che vede i giallorossi a 63 punti, a uno da Juventus e Lazio e uno in più rispetto al Bologna. Riecco dunque l’Atalanta, che dall’alto dei suoi 68 punti può chiudere i discorsi Champions, qualificandosi per la 5ª volta negli ultimi 6 anni. Qualità da vendere al servizio di Gasperini, ma i giallorossi hanno armi da sfruttare.
0-2 all’andata, la Roma è cambiata più della Dea
Dell’andata abbiamo accennato qualcosa, due squadre che sono evidentemente progredite da allora. A dispetto del risultato finale, la prestazione della Roma non fu malvagia, specialmente considerando il disastro da cui veniva fin lì. Da pragmatico qual è, la mano di Ranieri sulla difesa giallorossa si vede, e per un’ora di gioco l’Atalanta è di fatto innocua, anche grazie ad una colonna vertebrale che ormai non c’è più: Hummels e Paredes sono infatti i migliori in campo dei giallorossi, con Dybala guizzante a cercare di creare pericoli davanti.
L’unico grattacapo che dà qualche minima noia alla squadra sono i cross per De Ketelaere, abile di testa e furbo a partire largo per andare in terzo tempo su Angelino, che paga chiaramente in centimetri. Un qualcosa da tenere a mente per il ritorno. Lo 0-2 maturerà per un tiro debole di De Roon sfortunatamente deviato da Celik in porta e per il classico gol dell’ex da Zaniolo, con tanto di esultanza esagerata che farà infuriare i tifosi all’Olimpico. Un Roma di un’altra vita, intenta a costruirsi piano piano quelle certezze inesistenti con Juric.
Ciò che preme sottolineare in effetti è il fatto che, in questi 5 mesi abbondanti, è la Roma ad essere cambiata più della Dea: Ranieri stava varando quel 3-5-2 ancora oggi sicurezza per lui, con però interpreti diversi rispetto ad allora. Celik è scalato dietro, Soulé è finalmente esploso, Koné si è preso il ruolo di regista e davanti si va di doppio attaccante. Atalanta invece pressoché identica negli uomini e nella filosofia sapientemente sviluppata da Gasperini, con la certezza però che almeno 2/3 di quella difesa non sarà presente. Le assenze di Hien e Kolasinac (impeccabili all’Olimpico) potrebbero pesare.
Superiorità sulle fasce e transizioni
Entriamo però nel dettaglio di questa Dea, una squadra con meccanismi ormai perfettamente oliati e frecce al proprio arco. L’input dato dal Gasp è quello di giocare nel caso in cui il pressing avversario non sia asfissiante, ed aspettiamoci dunque che uno a turno tra Ederson e Pasalic scenda sulla linea dei difensori a far girare palla. Ciò permette ai braccetti di alzare la loro posizione e creare non pochi grattacapi all’altra squadra, che vede dunque crearsi una pericolosa superiorità sulle fasce. Proprio lì l’Atalanta cerca di fare male.
Bellanova e Zappacosta non staccano mai gli occhi dalla linea di laterale, ed hanno il compito di tenere larghe le maglie della difesa avversaria o per ricevere palla e crossare o per creare spazio per Lookman e De Ketelaere, abili a partire larghi per poi venire dentro il campo. L’inglese e il belga sono infatti liberi da grossi compiti in fase di possesso palla, nel tentativo di farsi trovare tra le linee e puntare la porta. Un atteggiamento poi visibile contro il Monza nell’ultimo turno, come in tutto l’anno, è un pressing alto alla ricerca dell’immediata riconquista del pallone.
Atalanta che infatti si assume senza remore il rischio dell’uno contro uno, un’arma sicuramente a doppio taglio che l’ha vista soffrire più di una volta gli inserimenti da dietro dei centrocampisti. Due weekend fa, contro il Lecce, per due volte Coulibaly ha fatto breccia nella difesa nerazzurra partendo dalle retrovie, presentandosi a tu per tu con Carnesecchi. Occhio infine alle transizioni offensive, con Gasperini che, appena riconquistata palla, vuole che i suoi ripartano in velocità senza fronzoli, con tanti uomini a supporto dell’azione.
Lookman straripante, Retegui a un gol dal record: Carnesecchi sfida Svilar
Roma chiamata poi ad un focus sui singoli. Andando per ordine di ruolo, interessante la sfida tra Carnesecchi e Svilar: il primo più giovane di appena un anno rispetto al belga, ma entrambi tra i portieri più interessanti del panorama europeo, cruciali per gli attuali risultati delle loro squadre. Classifica dei clean sheet guidata dal classe ’99 giallorosso con 15, ma il portiere della Nazionale italiane insegue a 13 (Meret a 14), ed entrambi saranno un fattore nel match del Gewiss Stadium.
Del lavoro sulla fasce abbiamo accennato, così come massima attenzione andrà data ad un Ederson ormai tra i migliori interpreti in Europa nel suo ruolo, e ad un Pasalic abilissimo negli inserimenti in area. Spostandoci avanti ecco le bocce di fuoco: De Ketelaere ha trovato a Monza i primi gol in campionato del suo 2025, mentre Lookman è a tratti straripante e andrà ingabbiato a dovere, dovesse giocare nonostante l’infiammazione al tendine d’Achille. Attuale 4° posto in classifica marcatori con 14 gol, ai quali vanno aggiunti i 5 in 7 gare di Champions, per un giocatore pagato 10 milioni tre anni fa ed ora sei volte più prezioso.
Quella graduatoria dei cannonieri del campionato è però guidata da un Mateo Retegui impensabile in tali vesti quando arrivato a Bergamo l’estate scorsa. Insieme al partner d’attacco inglese forma la coppia più prolifica di questa Serie A (38 reti) e basta un gol per battere il record di Pippo Inzaghi di giocatore con più centri in una singola stagione dell’Atalanta (ora alla pari con 24). A Mancini il compito di annullarlo come fatto da Hummels nella gara d’andata, ma tutta la Dea andrà limitata: dopo Dimarco con 14, De Ketelaere con 11 e il duo Lookman-Bellanova con 10 occupano le successive posizioni della classifica di big chance create.
Dovbyk senza la grana Hien, Pisilli l’uomo che non t’aspetti
Una Dea dunque che di armi a disposizioni ne ha tante e varie, ma un dato, già citato in questa analisi, non può essere ignorato: una difesa falcidiata dalle assenze che i giallorossi devono sfruttare. Gli infortuni che hanno colpito la retroguardia sono tanti, da quelli sugli esterni come Palestra e Cuadrado a quelli riguardanti il terzetto di fronte a Carnesecchi, con Kolasinac e Scalvini che hanno prematuramente terminato la propria stagione. L’unico che spera in una convocazione è Posch, che non gioca però di più di due mesi, mentre sicuramente out sarà Hien.
Il perno della difesa nerazzurra è squalificato dopo il giallo rimediato a Monza, una notizia che farà sicuramente piacere a Dovbyk: il centrale svedese aveva completamente annullato l’ex Girona nella gara d’andata, e De Roon, al momento il prescelto per scalare dietro, costituirebbe un avversario più facile con cui andare allo scontro fisico. L’uomo che non t’aspetti a Bergamo potrebbe poi essere un Niccolò Pisilli che, complice lo stop muscolare di Pellegrini, si candida al ritorno da titolare a due mesi e mezzo di distanza dall’ultima volta (24 febbraio col Monza). I suoi inserimenti possono essere un arma letale contro un’Atalanta che ne soffre, per andare alla ricerca di altri tre punti d’oro per materializzare il sogno Champions League.