Piede sull’acceleratore e gas a tavoletta negli ultimi 4 giri di questo intenso Grand Prix chiamato Serie A, con il tempo di strategie e gestione delle gomme ormai terminato. Lotta a due per vincere lo scudetto, probabilmente a tre per mantenere la categoria, e poi una bagarre Europa che vede incredibilmente coinvolta la Roma, impensabile dopo una prima parte di stagione dove la parola “salvezza” era l’unica che rimbombava tra i corridoi di Trigoria. La vittoria di San Siro contro l’Inter ha lanciato ancor di più entusiasmo ed ambizioni dei giallorossi, e il profumo di Champions è inebriante.
I numeri della banda del mago Ranieri in campionato sono impressionanti in questo 2025: 18 risultati utili consecutivi (13 vittorie e 5 pareggi), 3 gol subiti nelle ultime 11 partite (8 in 16) ed un cinismo da 7 partite terminate con il punteggio di 1-0, nonché unica squadra insieme al Barcellona ad essere imbattuta nella propria lega nel nuovo anno. Il tutto ha portato al -2 dal 4° posto, in un weekend in cui c’è un Bologna-Juventus cruciale, ma intanto c’è da battere una Fiorentina che punta al bottino pieno all’Olimpico (domenica 4 maggio alle 18:00).
Viola che si giocheranno tutto al Franchi per quanto riguarda l’accesso a quella che sarebbe la terza finale di Conference League consecutiva, dopo il 2-1 del Villamarin contro il Betis, ma il sogno Champions League passa per la sfida di Roma: un punto in meno dei giallorossi e dunque -3 dalla Juventus, con una sconfitta che calerebbe il sipario sulle speranze di agguantare l’Europa più prestigiosa. Un match nella capitale dunque dove il pareggio serve poco o niente ed entrambe le squadra, con Palladino pronto a sfruttare le armi Kean e gioco sulle fasce per mettere in difficoltà Ranieri.
A Firenze il tracollo di Juric, ma anche la Viola è cambiata
Un focus sulla gara d’andata, uno dei punti più bassi raggiunti dai capitolini quest’anno, è d’obbligo, benché molto sia diverso da allora. Il 5-1 di Firenze costituì il tracollo dell’era Juric, con annessa litigata tra il tecnico e Mancini all’intervallo, e chissà se chiamando Ranieri dopo questa sfida, invece che un mesetto scarso dopo, saremmo di fronte ad una classifica ancora più bella. Sul match poco da dire: un dominio da parte dei Viola, certificato anche da un dato xG di 4,75 (da quando Understat raccoglie il dato la Roma non ha mai subito così tanto).
In quella serata di fine ottobre protagonisti principali furono Kean con una doppietta e Bove con gol e rigore procurato, quest’ultimo pronto a riabbracciare la gente di Roma anche se solo da spettatore, a causa del noto malore subito nel match contro l’Inter. Ciò che preme sottolineare è una Fiorentina che è cambiata da allora: era quella una squadra costruita con un 4-2-3-1, con la coppia di centrali Comuzzo-Ranieri, Dodo e Gosens a spingere ma sempre e solo uno alla volta, due mediani di regia come Adli e Cataldi ed il terzetto Colpani-Beltran-Bove alle spalle di Kean.
Ora spazio ad un 3-5-2 che Palladino utilizzava spesso anche a Monza, cambiato anche negli interpreti sia per scelta che per obbligo: un Comuzzo messo un po’ in disparte prenderà il posto dello squalificato Ranieri in difesa, uno tra Parisi e Folorunsho sostituirà l’infortunato Dodo, assenza chiave vista l’importanza della spinta sulle fasce marchio di fabbrica della Viola, e Adli agirà da vice Cataldi, fermatosi contro il Betis. Davanti coppia Gudmundsson-Kean, quest’ultimo tornato in campo giovedì dopo i problemi familiari affrontati e determinante per gioco ed equilibri della Fiorentina.
Ampiezza e cambi di campo, Mandragora un fattore
I punti di forza nei gigliati, al netto delle assenze, non mancano. In fase di costruzione ciò che caratterizza gli uomini di Palladino è l’ampiezza, con uno dei centrocampisti, spesso Mandragora, a scendere basso per farsi dare il pallone e sventagliare sulle corsie laterali. La squadra infatti tende spesso gestire il possesso in una zona per poi effettuare cambi di campo precisi, per isolare i propri esterni e fargli sfruttare la velocità nell’uno contro uno.
Bisognerà poi stare attenti agli inserimenti dei centrocampisti, chiamati a raccogliere insieme a Kean i cross da quegli esterni cercati a lungo nella partita. Occhio al fattore Mandragora, che quest’anno non si sta limitando al sapiente lavoro di regia che gli appartiene: ben 8 gol stagionali (3 in Serie A e addirittura 5 in Conference League) arrivati sia con botte potenti da fuori, una sua caratteristica, che da situazioni dentro l’area di rigore.
Gosens in forma, Gudmundsson e Kean si completano
Senza Dodo sulla destra, molte delle speranze di arrivare al gol la Fiorentina le ripone su Robin Gosens, di gran lunga uno degli uomini più in forma della squadra. Già 6 gol e ben 9 assist in 36 partite stagionali, e proprio lui ha regalato il pallone a Ranieri per il gol del 2-1 contro il Betis. La spinta è costante sulla sinistra, ed il ritorno al 3-5-2 lo ha sicuramente agevolato sotto questo punto di vista. Interessante sarà dunque la scelta di Ranieri per arginarlo, se opterà ancora per Soulé a tutta fascia o sceglierà un comunque offensivo Saelemaekers o un più cauto Rensch.
Focus poi su una coppia d’attacco perfettamente assortita per caratteristiche e che, probabilmente, può dare ancora di più: Gudmundsson ha il compito di fare da collante tra centrocampo e punta centrale, e la sua abilità maggiore è farsi trovare tra le linee per poi puntare la difesa avversaria e imbucare per Kean. Sul bomber viola poco da dire: primo in campionato per tiri nello specchio della porta (40) e secondo in classifica cannonieri, dietro a Retegui, con 17 reti in 29 partite (23 in 40 stagionali). Un attaccante migliorato molto nella fase di protezione della palla per far salire la squadra e letale se trovato sulla profondità , per distacco l’osservato speciale della Roma.
Sulle fasce si vince la gara, Soulé ancora al top? Occhio alle marcature
E dunque i giallorossi cosa dovranno fare di fronte a questa Fiorentina? Anzitutto, ancor prima delle questioni tattiche, servirà lo stesso atteggiamento visto a San Siro, un’attitudine diversa rispetto alle precedenti partite, fatta di coraggio, intraprendenza e voglia di non accontentarsi del compitino. Detto ciò, presentandosi le due squadre che moduli di fatto speculari, va da se che i duelli individuali incideranno in maniera importante sul match, con la gara che potrebbe decidersi sulle fasce.
Da un lato Angelino dovrà sfruttare a dovere l’assenza di Dodo, spingendo e costringendo dunque Folorunsho o Parisi ad occuparsi più della fase difensiva che di quella offensiva. Dall’altro sarà importante non farsi schiacciare dalle scorribande di Gosens ma costringerlo a preoccuparsi della fase di ripiego, e proprio per questo riproporre Soulé esterno, come fatto a San Siro contro Dimarco, potrebbe essere la soluzione giusta. Contro l’Inter, argentino autore del gol vittoria e giocatore con più passaggi chiave (7), più recuperi palla (7) e più tackles (3) nella partita, sintomo del fatto che anche in difesa si è rivelato preziosissimo ed estremamente efficace.
Occhio poi alle marcature della Fiorentina sia sulle palle inattive che a partita in corso, un fondamentale che, tanto contro l’Empoli in campionato quanto col Betis giovedì, non è esattamente nelle corde degli uomini di Palladino. Questi in linea di massima i punti che la Roma dovrà sfruttare per mettere in difficoltà i Viola, in un match dove entrambe le squadre, rispettivamente a -2 e -3 dal 4° posto, devono vincere per continuare a coltivare il sogno Champions League.