SuperAurora Festival, musica e disagi: i racconti di un weekend da dimenticare

Il SuperAurora Festival doveva essere l’evento dell’estate romana. Tra disagi e polemiche, per molti è stato un weekend da dimenticare.

Deneb Antuoni
4 min di lettura

Doveva essere l’evento più atteso dell’estate sul litorale romano. Il SuperAurora Festival, che nei giorni scorsi aveva fatto il pieno di hype sui social, prometteva tre giornate di musica e spettacolo a Castel Fusano, con un programma che strizzava l’occhio ai grandi festival internazionali. La realtà, però, è stata ben diversa. Tra proteste dei residenti, disagi per il pubblico e una serie di criticità organizzative emerse già dalle prime ore, quella che doveva essere una grande festa si è trasformata in un’esperienza amara per molti partecipanti.

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L’evento e le prime avvisaglie

L’evento, autorizzato dal Comune, aveva ottenuto il via libera fino alle quattro del mattino. Nulla di strano per un festival di queste dimensioni. Ma già alla vigilia non mancavano i malumori: i residenti della zona avevano segnalato possibili problemi legati al traffico e al rumore.

Le loro preoccupazioni si sono puntualmente avverate. Dal venerdì, giorno di apertura del festival, le segnalazioni si sono moltiplicate: musica ad alto volume, traffico bloccato e un flusso di spettatori superiore a ogni previsione.

La folla e i problemi di sicurezza

A fare più rumore, però, non sono state le classiche lamentele per il caos esterno, quanto i racconti che hanno iniziato a circolare online, su forum e gruppi social, da parte degli stessi partecipanti. In molti hanno parlato di un’organizzazione carente, spazi insufficienti, sovraffollamento sotto il palco e disagi che in alcuni momenti hanno messo a rischio la sicurezza delle persone.

Una ragazza ha raccontato di essere svenuta per il caldo e la calca: “Non c’erano vie di uscita sicure. Sono stata soccorsa solo grazie ad altri ragazzi”, ha scritto. E come lei, tanti altri hanno segnalato situazioni simili.

Costi elevati e servizi non all’altezza

Non sono mancate polemiche anche sull’area VIP, proposta a prezzi molto alti e poi risultata ben al di sotto delle aspettative. In molti lamentano servizi inadeguati, visibilità scarsa e strutture non proporzionate al costo dei biglietti.

Lo stesso vale per la gestione di cibo e bevande: bottiglie d’acqua sequestrate all’ingresso, pochissime alternative all’interno e prezzi giudicati esorbitanti. “Abbiamo speso quasi 25 euro per qualche snack e un drink annacquato”, ha raccontato una coppia.

Tecnologia assente, caos ai pagamenti

Altro punto dolente: la tecnologia. L’evento aveva promesso pagamenti digitali, QR code per saltare le file e connessione Wi-Fi. Nulla di tutto questo ha funzionato: molti stand accettavano solo contanti, i QR code non erano operativi e la rete era praticamente inesistente. Anche i gettoni acquistati per più giorni, in alcuni casi, si sono rivelati inutilizzabili il giorno successivo.

Tra polvere e file interminabili

Nemmeno l’ambiente ha aiutato. Durante le esibizioni, la polvere sollevata dal terreno ha causato fastidi a tantissimi spettatori, con diverse segnalazioni di problemi respiratori.

L’uscita dal festival, infine, è stata descritta come un vero e proprio incubo: traffico bloccato per ore e navette che non sono riuscite a garantire il servizio promesso.

Un bilancio amaro

In sintesi, quello che doveva essere il “Coachella romano” si è trasformato per molti in un’esperienza da dimenticare. “Ho comprato il pass per tre giorni, ma dopo la prima serata ho deciso di non tornare”, scrive una delle tante testimonianze raccolte sui social.

Ora il presidente del Municipio, Mario Falconi, ha già annunciato accertamenti, mentre dagli organizzatori – almeno per il momento – non sono arrivate risposte ufficiali. Resta la delusione di chi si aspettava un grande evento. E la sensazione che, con un’organizzazione più attenta, il risultato avrebbe potuto essere ben diverso.

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