Si potrebbe scrivere un romanzo degno dei migliori di Umberto Eco con tutto quello che la Roma ha passato in questa stagione, e siamo sicuri che riscuoterebbe un certo successo. C’è davvero tutto, dalle ambizioni di un nuovo progetto che partiva con De Rossi al comando alle prime difficoltà , passando poi per il baratro che il nostro protagonista tocca sotto la guida di Juric, fino alla rinascita e al riscatto con il prode cavaliere Ranieri. Comunque andrà l’ultima tappa dell’avventura possiamo già dire che, viste le premesse, un lieto fine c’è, ma la conquista della Champions League sarebbe la ciliegina sulla torta di un libro bellissimo da leggere.
Il primo punto all’ordine del giorno sarà battere un Torino che non ha più nulla da chiedere da mesi a questo campionato, ed anche i risultati lo dimostrano, visto l’unico punto conquistato nelle ultime 4 partite di Serie A giocate. L’attuale 11° posto, con l’ultima giornata buona solo per difendere tale piazzamento dal ritorno dell’Udinese, non soddisfa certamente un esigente e passionale Vanoli, come del resto una tifoseria ormai stanca dell’anonimato della metà classifica e in aperta polemica con il presidente Urbano Cairo. Nulla però che giustifichi distrazioni o rilassamenti da parte della Roma, che non dovrà anzitutto avere rimpianti.
Ottenere i tre punti e poi spostare l’attenzione al prato del Penzo di Venezia, dove tutto il popolo di fede giallorossa si augura che l’ex Di Francesco ottenga almeno un pareggio contro la Juventus e permetta il sorpasso all’ultima curva. Armi e motivazioni per battere il Torino ci sono eccome, ma come detto l’avversario non è da sottovalutare: gli elementi per far male i granata li hanno, e Vanoli vorrà una reazione dai suoi dopo una serie di prestazioni e risultati non all’altezza, per chiudere il campionato con dignità .
L’andata l’ultima gioia con Juric: Roma e Torino hanno cambiato pelle
Dal match d’andata è passato molto tempo, molte cose sono inevitabilmente mutate e analizzarle può comunque dare qualche spunto per il presente. In quel giorno di Halloween si consumò l’ultima gioia alla guida di Juric, un 1-0 buono soltanto per i tre punti portati a casa: la stoccata vincente è quella di Dybala, che sfrutta un folle retropassaggio di Linetty, salta Milinkovic-Savic e mette in rete, ma per il resto la partita è spenta, tranquilla in fase difensiva per un Torino più che mai arrendevole ma nulla là davanti (0.44 a 0.19 di xG per le due squadre).
Un successo che seguiva il terribile 5-1 subito a Firenze, e che non servirà a lanciare una Roma costretta ad esonerare Juric meno di due settimane dopo, per accogliere un Ranieri a dir poco salvifico. Una squadra quella di quel 31 ottobre già settata sul 3-5-2, ma profondamente diversa nel modo di interpretare il modulo e nei singoli: insieme a Mancini e N’Dicka c’era Angelino nei tre, una scelta scellerata che con Sir Claudio non verrà più riproposta, mentre sulle fasce agivano un Celik ora ottimo da braccetto ed un Zalewski volato all’Inter a gennaio. Koné, Le Fée e Pisilli al centro con l’attacco leggero Baldanzi-Dybala là davanti, e le difficoltà nel trovare la via del gol erano evidenti.
Ora la musica è diversa, ma occhio ad un Torino che ha anch’esso cambiato pelle: nel nuovo anno Vanoli ha progressivamente abbandonato la difesa a tre, scegliendo una sorta di 4-2-3-1 che sta riproponendo a ripetizione. Ciò è stato possibile grazie all’arrivo di Biraghi, inamovibile da terzino sinistro, Casadei come partner di centrocampo di Ricci, ed un Elmas posizionato alto a sinistra, anche se contro la Roma dovrebbe partire dalla panchina per un problema fisico.
Torino squadra fisica: occhio a cross ed inserimenti
Granata che non hanno una punta di diamante a cui affidarsi nei momento di difficoltà , posto che il loro uomo chiave doveva essere quel Duvan Zapata infortunatosi gravemente al ginocchio ad inizio stagione, e allora Vanoli punta sul gruppo. Lo spirito che il tecnico cerca di infondere ai suoi ragazzi è evidente ogni domenica, anche quando la classifica vede un Torino in clima vacanza già da tempo. Per quanto riguarda le caratteristiche dei suoi, la Roma si ritroverà davanti una squadra piuttosto fisica, che cercherà di avere la meglio nei duelli individuali.
Dal punto di vista offensivo occhio soprattutto ai cross dal fondo e dalla trequarti: Biraghi è in costante proiezione offensiva, cercherà spesso la sovrapposizione su Gineitis (dovrebbe sostituire lui Elmas), e risulta essere uno dei migliori in circolazione in quanto a traversoni in area. Se la cava molto bene anche Lazaro dalla parte opposta, tant’è che si alterna proprio con l’ex Fiorentina per battere tutti i calci piazzati della squadra. Qui entrano in gioco gli inserimenti dei compagni.
Spesso Vlasic si posizione al limite dell’area, per raccogliere un cross basso arretrato o una respinta corta della difesa, mentre ad occupare l’area troviamo Adams da punta, l’esterno opposto ed un Casadei che arriva in corsa per colpire di testa, sfruttando fisico e timing a sua disposizione. Anche in fase difensiva la fisicità la fa da padrone, con gli attaccanti della Roma che dovranno alternare a dovere attacco alla profondità e richiesta del pallone tra le linee.
Ricci il metronomo, Vlasic il fantasista, Adams il goleador
Di qualche singolo abbiamo appena parlato, da un Biraghi e Lazaro per quanto riguarda cross e calci piazzati ad un Casadei che va tenuto d’occhio quando si spinge in avanti, ma c’è dell’altro. Il metronomo della squadra è senz’altro Ricci, ed evitare che possa prendere palla e farla girare facilmente risulta fondamentale per togliere rifornimento ad una manovra del Torino fondante sulla sue qualità . Potrebbe per lui essere l’ultima gara in maglia granata, viste i tanti interessamenti e la probabile voglia del giocatore di esprimersi in palcoscenici più prestigiosi.
Sicuramente sotto stretta osservazione sarà Vlasic, un giocatore ad intermittenza, capace di lunghi tratti di partita o campionato in cui è assente ma anche in grado di accendersi da un momento all’altro. In un Torino non ricchissimo di talento puro, il croato è il fantasista della squadra, quello che può tirare fuori la giocata imprevedibile. Occhio infine al goleador Adams, anche se parliamo di un capocannoniere da 9 gol in Serie A quest’anno. Senza Zapata i granata sono ad appena 39 reti segnate, ma l’inglese ha provato a sostituirlo come ha potuto, e resta l’uomo a cui la Roma dovrà prestare maggiore attenzione là davanti.
Il Torino soffre tra le linee, la Roma vuole la Champions
Più di qualcosa dunque che i giallorossi avranno sicuramente analizzato bene con Ranieri nella preparazione di tale match, ma ci sono inevitabilmente anche dei difetti che andranno sfruttati a dovere. Le ultime uscite hanno sottolineato come il Torino soffra i movimenti tra le linee, dove spesso si crea quello spazio utile a trovare l’imbucata per rompere il primo pressing e trovare l’uomo smarcato, che può puntare e trovare la giocata pericolosa.
Fondamentale in tal senso sarà il lavoro di Soulé, così come i centrocampisti non dovranno avere paura di inserirsi per creare scompiglio tra le maglie della difesa granata. Oltre a ciò, per quanto si parli sempre di grandi professionisti, è inevitabile che le motivazioni siano un fattore: contro il Lecce ciò è stato evidente, con la squadra di Vanoli che, dopo un primo tempo sostanzialmente alla pari, non ha di fatto giocato il secondo tempo, dal vantaggio di Ramadani in poi.
Una Roma che metta subito le cose in chiaro e si imponga fin dalle prime battute del match è dunque ciò che serve, perché l’unica cosa che non si deve dare ad un Torino senza troppe aspettative è entusiasmo e l’occasione di ben figurare davanti al suo pubblico un ultima volta. Non abbiamo dubbi che l’atteggiamento dei giallorossi sarà quello giusto, perché in fondo c’è una Champions League in palio, e per poter chiedere alla buona sorte un regalo da Venezia è prima necessario presentarsi da lei con i compiti per casa eseguiti alla perfezione.