Ha dominato per anni il paesaggio di Tor Vergata come un gigante addormentato, simbolo di promesse tradite e progetti abbandonati. Oggi, la Vela di Calatrava torna a vivere, dopo un lungo passato di degrado e sprechi pubblici, e lo fa con una nuova anima: non più un’opera incompiuta, ma un polo rigenerato che guarda al futuro, tra ambiente, sport, ricerca e cultura.
Da scandalo urbanistico a spazio restituito alla città
Alta 75 metri, in acciaio e cemento, la Vela porta la firma dell’archistar Santiago Calatrava. Doveva essere il cuore della “Città dello Sport” in occasione dei Mondiali di Nuoto 2009. Invece, per anni è stata il simbolo dell’incompiuto, una ferita aperta nel tessuto urbano di Roma Est. Ma oggi, grazie a un intervento da 80 milioni di euro finanziato dall’Agenzia del Demanio, l’opera è stata riqualificata e consegnata alla città in vista del Giubileo dei Giovani del 2025.
“Era un’opera abbandonata, in condizioni critiche – ha spiegato Alessandra dal Verme, direttrice dell’Agenzia – e siamo felici di restituirla alla città. È un primo passo di rigenerazione urbana in un’area strategica.”
Un nuovo Palasport e un’area pensata per la sostenibilità
Il progetto ha trasformato il complesso in un palasport da 8.000 posti a sedere, con capienza complessiva fino a 15.000 persone in piedi. Sono stati realizzati parcheggi, spazi verdi, interventi strutturali e consolidamenti delle opere originarie risalenti al 2005. Il tutto con un focus preciso: la sostenibilità ambientale. Nell’area esterna a nord sono stati piantati centinaia di alberi, con l’obiettivo di assorbire in vent’anni circa 45 tonnellate di CO₂.
L’inaugurazione è avvenuta lunedì 7 luglio, alla presenza di numerose autorità istituzionali, tra cui il sindaco Roberto Gualtieri, il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, e il Monsignor Graziano Borgonovo in rappresentanza del Dicastero per l’Evangelizzazione.
“È una giornata storica, ha detto Gualtieri. Per troppo tempo la Vela è stata il simbolo dell’incapacità di portare a termine le opere pubbliche. C’era addirittura chi voleva abbatterla. Oggi diventa invece un punto di partenza per costruire una nuova centralità urbana nel nome della cultura, dell’ambiente e dello sport.”
Verso una “città della conoscenza”
Ma il progetto non si ferma al Giubileo. L’idea, come ha spiegato Fabio Rampelli, è quella di abbandonare definitivamente il sogno irrealizzato della “città dello sport” per abbracciare una nuova vocazione: quella della città della conoscenza. “Non ci sarà la piscina, né l’acqua – ha dichiarato – ma un grande polo dedicato alla ricerca, alla formazione, all’innovazione. Si pensa a un orto botanico a fini didattici, a spazi per le università e persino a una scuola di polizia. Il dialogo con il Ministero dell’Interno è già in corso. Serve un partner privato, ma la direzione è chiara.”