Si sta piano piano delineando il quadro delle panchine di Serie A, che mai come questa volta sta vedendo tantissime squadre cambiare guida tecnica. Roma che punta su un Gasperini appena atterrato a Fiumicino, prima per assistere al matrimonio di Scamacca e poi per incontrare la società, per firma sul contratto ed impostazione di una stagione dove non andranno commessi gli errori di quella appena conclusa. Non sono attualità però in questa giornata, visto che, alla Gazzetta dello Sport, ha parlato un ex giallorosso importante come Rudi Voeller.
Un tuffo nel suo passato per il tedesco, che ha ovviamente parlato anche di Roma, partendo dall’affetto reciproco con l’allora presidente Dino Viola: “Sembrava una persona dura, era molto diretto, ma da subito ho avuto con lui un rapporto eccezionale. È stato il motivo per cui sono rimasto 5 anni, se non fosse stato per lui, sarei tornato indietro dopo una sola stagione. Al Mondiali d’Italia ’90 abbiamo vinto la coppa all’Olimpico, ma siamo stati nella capitale solo alla vigilia. Atterriamo, andiamo alla Borghesiana e chi trovo? Viola, il mio presidente, che mi aspettava. Abbiamo bevuto un caffè e parlato, era orgoglioso e tifava per noi dopo che l’Italia era uscita”.
Per Voeller anche una parentesi da allenatore della Roma (durata 26 giorni), da lui definito il momento sbagliato nel luogo sbagliato: “Era il 2004 e non potevo dire di no dopo che Prandelli si era dimesso per la malattia della moglie. Erano in difficoltà, mi chiamarono il presidente Sensi, Totti e Baldini venne in Germania per convincermi. Forse si aspettavano il tedesco che sistemasse le cose ma non sono così, ho capito che era un errore e non andava bene, così ho detto ‘meglio che prendiate un italiano’.
Da Liedholm e Boniek alla sua “romanità”
Sicuramente un personaggio che ha lasciato un segno nella capitale giallorossa Voeller, che ha poi saltuariamente toccato altri temi legati alla capitale e alla Roma: “Liedholm persona splendida con tutti, non alzava mai la voce, si faceva capire ma senza urlare. con lui sono stato bene. Boniek? È stato il mio primo compagno di stanza, ne parliamo e ridiamo ancora adesso. A volte mi escono delle battute, anche con i tedeschi, e poi penso che sarebbe la classica battuta romana”.