Roma e Milan sembrano essere legate da un destino non di certo favorevole per quel che riguarda gli allenatori rossoneri. È infatti storia recentissima l’esonero dalla panchina del Diavolo per Paulo Fonseca, al quale è subentrato il connazionale Sergio Conceicao, che si è presentato con un’importante vittoria in rimonta ai danni della Juventus in semifinale di Supercoppa Italiana.
A far saltare il tecnico portoghese è stato il pareggio per 1-1 a San Siro contro la Roma, ennesimo risultato non in linea con le idee della società, che ha così deciso di concluderne in anticipo l’esperienza rossonera. Non si tratterebbe però della prima volta che i colori giallorossi abbiano fatto male ad un allenatore del Milan, con l’addio di Stefano Pioli che sarebbe legato proprio ad una sfida con i capitolini.
Pioli: “Mi accorsi che quello che davo non bastava più”
L’avventura di Pioli al Milan – con l’apice rappresentato senza ombra di dubbio dalla vittoria dello Scudetto nel 2022 – è terminata con una rescissione consensuale dopo la conclusione della passata stagione. L’ex allenatore rossonero ha poi intrapreso una nuova esperienza che, dal 18 settembre 2024, lo ha portato a diventare il tecnico dell’Al Nassr di Cristiano Ronaldo.
In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, tra i tanti temi toccati, Pioli è anche tornato a parlare proprio del termine del rapporto con il Milan, causato da una sconfitta contro la Roma. Il tutto sarebbe infatti legato ai quarti di finale di Europa League dello scorso anno, con i rossoneri che vennero eliminati dalla formazione allenata allora da Daniele De Rossi, che si impose in entrambe le sfide, anche se ad essere decisiva per il destino del tecnico fu quella di ritorno.
Queste le sue parole: “Quando ho capito che al Milan era finita? C’è stato un momento preciso in cui ho capito che il mio percorso in rossonero era finito: ritorno dei quarti di Europa League, Roma-Milan, all’Olimpico. All’andata avevamo perso 1-0. In spogliatoio, prima del match feci un discorso da pelle d’oca, uno dei miei più sentiti di sempre. Ero sicuro di passare. Invece alla squadra non arrivò nulla e in campo fece poco. Li mi accorsi che quello che davo non bastava più. L’empatia si era guastata”.