Non un periodo semplice in una stagione ancora più complicata, in una Roma indaffarata tra campionato ed Europa League, dopo l’eliminazione per mano del Milan dalla Coppa Italia. Ad alleggerire il clima ci ha pensato il presidente del CONI Lazio Riccardo Viola, figlio dello storico patron giallorosso Dino, che ha dispensato aneddoti a gogo in un’intervista al Corriere della Sera: “Poco più che ventenne papà va allo stadio di Testaccio con Antonio Cacciavillani, uno suo amico che diventerà vicepresidente della Roma, e assiste ad una partita che lo fa innamorare”.
Dalle dimissioni da vicepresidente nel 1969, a seguito della scomparsa dell’attaccante Giuliano Taccola per un infarto a Cagliari, all’acquisto della Roma nel 1976: “Malgrado fosse uscito di scena, aveva continuato a frequentare la società e gli spogliatoi, rompendo le scatole a chiunque. L’obiettivo era prendersi il club, e con qualche pressione di Andreotti riuscì a comprarsela, per circa 3 miliardi di lire. Nell’estate del 1979, dopo aver venduto la Simmel, tornò a casa e comunicò la notizia dell’acquisto”.
L’era Viola inizia nel segno dell’arrivo di allenatori e giocatori che faranno la storia della Roma, da Liedholm a Ancelotti, Conti e Falcao: “Venduta la Simmel, la Roma diventa l’azienda di famiglia, mio padre non possiede altro e non ha risorse illimitate. Motivo per cui investe su un allenatore che possa garantire almeno la permanenza in Serie A. Dopo aver vinto lo scudetto col Milan, a Liedholm propose un contratto triennale per convincerlo a venire, una formula inedita al tempo. Nello staff c’era anche Luciano Moggi, ma il rapporto durò poco. Un’altra intuizione fu riportare Conti dal Genoa”.
Gli aneddoti su Liedholm e Falcao
Particolarmente interessanti gli aneddoti proprio su Liedholm e Falcao, due personaggi iconici nella capitale: “Papà voleva Zico e aveva provato a prenderlo, senza successo. Per caso gli arriva una videocassetta dove Falcao sembra un goleador, tanto che lo acquista. Pochi giorni dopo lo andiamo a veder giocare a Madrid, ed è una delusione mostruosa. Alla fine della partita Luciano Tessari, il vice di Liedholm, telefona a mio padre e gli dice ‘Abbiamo sbagliato giocatore, quello bravo è Batista!’. I fatti hanno poi dimostrato il contrario”.
E ancora: “Papà doveva assecondate la superstizione di un Liedholm che portava la squadra dal mago Mario Maggi. Si fidava ciecamente di lui, e ad un certo punto questo mago gli disse che Benetti, il nostro mediano, lo vedeva bene nella partite delle coppe europee ma non in quelle di campionato. Benetti si ritrovò in panchina, e il mago rischiò di essere fatto fuori da lui”.
Con Falcao purtroppo le cose non si chiusero bene: “Aveva un contratto e si scoprì che l’Inter stava trattando per portarlo via. Si attivò addirittura Andreotti per evitare il trasferimento, e il giocatore ottenne un contratto triplicato. Al rinnovo successivo la cifra salì in maniera sproporzionata e lui era tra l’altro infortunato. Non c’era dubbio per mio padre, il contratto andava risolto. Finì male con Falcao, con i tifosi furibondi