In uno dei più celebri filma d’animazione della Disney, Il Libro della Giungla, l’orso Baloo cantava “Lo stretto indispensabile”, insegnando in sostanza a Mowgli come con il minimo sforzo si potesse serenamente ottenere tutto ciò di cui si ha bisogno per campare. Non vi chiediamo certo di immaginare un uomo rispettabile e amato come Ranieri in tali vesti, ma la Roma di questi mesi sembra aver interiorizzato perfettamente tale concetto, e passo dopo passo prosegue in una marcia verso la prossima Champions League proibitiva ma non impossibile.
L’1-0 contro il Verona è il 6° nelle ultime 10 partite di campionato disputate, nonché il 17° risultato utile consecutivo, cosa che permette a Ranieri di eguagliare uno Spalletti che fece lo stesso fra gennaio e maggio del 2016 (14 vittorie e 3 pareggi in quel caso contro il 12+5 attuale). Non di certo una gioia per gli occhi la gara dell’Olimpico, ma non si può prescindere dal solito vecchio ma validissimo discorso di fine stagione: a questo punto il risultato conta più del come lo si ottiene. Un lampo della coppia Soulé-Shomurodov e tre punti in saccoccia, e in attesa delle partite della altre pretendenti all’Europa, è giusto analizzare il match con gli scaligeri tra note positive e problemi che sussistono.
Un lampo e poi la quiete: il primo tempo
Squadre che scendono in campo con moduli quasi speculari, con la sola differenza di un centrocampo ospite più denso con Duda, Bernede ed un Dawidowicz adattato a mediano. Il merito della Roma è sicuramente quello di fare la cosa più difficile in queste sfide, ovvero sbloccarla, e ciò accade dopo appena 4 minuti: lancio al bacio di Cristante, come non gli vedevamo fare da tempo, e stop delicato di un Soulé che, da settimane a questa parte, ha finalmente trovato la personalità per saltare l’uomo, superare Montipò con lo scavino e trovare uno Shomurodov che deve solo spingere nella porta vuota.
Un autentico lampo in un primo tempo di quiete totale, perché per il resto le emozioni sono davvero poche. Quello dell’Olimpico è un Verona perfettamente consapevole che i pochi punti ancora necessari per blindare la salvezza non sono da trovare in quest’occasione, e i lanci lunghi per le corse di Sarr e Mosquera non impensieriscono mai la difesa giallorossa. Ciò che stona, come già successo nelle ultime uscite, è una Roma rinunciataria, che non sfrutta l’inerzia del gol del vantaggio e si limita ad amministrare senza pungere in avanti.
Noia e tre punti: il secondo tempo
Se qualcuno poi auspicava un cambio di passo di una delle due squadre nel secondo tempo è decisamente rimasto deluso. Pericoli non ne corre Svilar, eccetto per un tiro di poco a lato di Mosquera, ma la Roma è estremamente lenta nella manovra, priva di guizzi alla Soulé come in occasione del gol e senza l’apporto di esterni sotto tono che tante volte avevano invece fatto la differenza quest’anno. L’unico sussulto lo regala Dovbyk, con un tiro dal limite dell’area da attaccante vero che sibila a fil di palo, in quei dieci minuti in cui Ranieri ha provato a riproporre la coppia d’attacco con Shomurodov.
In generale è una ripresa dove domina la noia, tra giallorossi preoccupati solo di tenere il pallone lontano dalla propria area ed un Verona che non prova nemmeno a sbilanciarsi più di tanto per cercare un pareggio al quale non ha mai veramente creduto. Il fischio finale di Pairetto certifica comunque tre punti d’oro in chiave Europa: in attesa degli altri match, la Champions dista 2 punti, un obiettivo che Ranieri cerca di allontanare con tanto realismo ma che deve essere il faro della Roma in queste ultime 5 partite.
Difesa top, Soulé piccola Joya e Shomurodov re dell’Olimpico
La partita non ha dunque offerto quello spettacolo che il pubblico sperava, ma oltre alla vittoria si possono cogliere molte note positive che fanno da certezze a Ranieri. Iniziamo dalla conferma di una difesa top, e i numeri in campionato nel 2025 lo certificano: appena 8 gol subiti in 15 partite (nessuno meglio), con solo il Bologna a metà gennaio capace di mettere a referto due reti nella stessa partita. Quelli subiti contro Juventus e Lazio sono tra l’altro gli unici incassati nelle ultime 6, con la Roma che si è avvicinata molto alle migliori retroguardie della Serie A (32 reti, con Inter a 31, Juventus e Atalanta a 30 e Napoli a 25).
Un fondamentale dunque su cui Sir Claudio è maestro e che vuole essere punto fermo anche nei big match a venire. Aspetti positivi però anche dalla cintola in su: coppia Koné-Cristante non appariscente ma solida, ed in particolare l’ex Atalanta si è messo in mostra per il lancio perfetto per Soulé in occasione del gol. E proprio l’argentino si è messo in mostra come nel derby, finalmente protagonista di giocate che spostano gli equilibri della partite.
Una piccola Joya in miniatura, lui che senza la presenza di Dybala sembra essere più libero e cercato dai compagni, con il tema convivenza fra i due che tornerà prepotentemente nella prossima stagione. E poi c’è Shomurodov, un ragazzo che da sicuro partente in più occasioni si è dimostrato utilissimo alla causa. Una sola zampata in tutta la partita ma decisiva per battere il Verona, e con questo sono 7 gol su 7 all’Olimpico per lui in questa stagione. Le chances di rimanere nella capitale anche l’anno prossimo si sono alzate, a maggior ragione se la strada porta al doppio attaccante.
Non solo i pochi gol: per la Champions il compitino non basta
Giusto però sottolineare alcuni aspetti che, oggettivamente, preoccupano per le ultime partite in ottica Champions League. Se la difesa gira a pieno regime, davanti la Roma fa davvero pochi gol, come testimoniato dalla febbre di 1-0 ormai insita nella squadra: 6 reti nelle ultime 6, una a partita appunto, e 15 nelle ultime 11 di campionato, contando però un 4-0 al Monza che pesa sul dato. Oltre ai numeri, le ultime uscite dei giallorossi hanno mostrato una certa difficoltà nel creare situazioni pericolose, e ieri è stato addirittura più il Verona a tirare verso la porta (6 a 8), con un dato xG per la banda di Ranieri di appena 1,25 (dove il solo gol di Shomurodov valeva 0,96).
Questione fisica? Può essere a questo punto della stagione, ma qui veniamo al secondo dei due problemi: da tante settimane è una Roma che si accontenta, facendo valere la propria maggior caratura e qualità per portare a casa uno striminzito 1-0, sufficiente con le squadre della parte destra della classifica. I nodi però sono venuti al pettine contro Juventus e Lazio, gare dove era necessario coraggio, intraprendenza, quella carica in pieno stile giallorosso per trovare l’exploit e fare veramente la voce grossa in ottica 4° posto.
Contro le pari livello il compitino non basta, e in questo 2025 sono proprio i big match con le rivali per l’Europa a pesare sul ritardo (tutte vittorie con le “piccole” e pareggi con Bologna, Napoli, Juventus e Lazio). Qualcosa che non può non preoccupare calendario alla mano: la sfida al Verona chiude il capitolo “partite abbordabili”, con i giallorossi pronti ad affrontare in serie Inter, Fiorentina, Atalanta, Milan e Torino, in un finale di stagione in cui serve una Roma più roboante per sperare nella Champions League.