È arrivato il giorno dell’ultima partita. Roma a Torino per chiudere una stagione lunga, faticosa, ma ancora aperta, almeno per quel che riguarda il piazzamento europeo. La Conference League è già assicurata, ma l’obiettivo è salire un gradino: l’Europa League è lì, a un passo, e farcela significherebbe tanto, anche in termini di programmazione.
La Champions? Sulla carta ancora possibile, ma servirebbe un incastro favorevole e, diciamocelo, un vero e proprio miracolo. Il punto, però, è che mentre la squadra si prepara per il campo, l’attenzione di tutti è già rivolta fuori dal campo.
Ieri Claudio Ranieri ha parlato per l’ultima volta in conferenza stampa prima di una partita ufficiale. Toni sobri, abito scuro, qualche battuta come sempre, ma anche una frase che ha fatto discutere:
“Non penso a come sarà accolto il nuovo allenatore. Penso che quando andrà via i tifosi saranno dispiaciuti.”
Un pensiero che ha subito acceso i paragoni con un’altra celebre conferenza, quella di Jürgen Klopp al suo arrivo al Liverpool, quando invitò i tifosi ad avere pazienza, perché il suo lavoro si sarebbe visto nel tempo. E anche lì, look total black.
Coincidenze? Suggestioni? Forse. Ma in questa lunga attesa per il nuovo allenatore, ogni parola pesa, ogni gesto diventa un potenziale indizio. La Roma ufficialmente tace. Ma i nomi circolano, eccome.
Negli ultimi tempi si sono fatti strada profili molto diversi tra loro. Da un lato quello di Massimiliano Allegri, già pronto a ripartire dopo l’anno sabatico post Juventus. Dall’altro c’è un certo Farioli, giovane tecnico in rampa di lancio, con esperienze all’estero e un’identità tattica chiara. E poi sullo sfondo restano sogni e suggestioni, come quella proprio di Klopp, che si era già fermato ma che, per qualcuno, rappresenta ancora la speranza più romantica.
Nel frattempo, la Roma si gioca l’Europa League stasera a Torino. Non sarà semplice: il Toro è dentro un clima di contestazione verso la proprietà, ma in campo è squadra tosta, compatta, ben allenata da Vanoli. La Roma dovrà essere solida e concreta, senza cali di tensione. Anche perché, a fine stagione, ogni dettaglio fa la differenza, e finire quinti o sesti cambia parecchio anche in termini economici.
Ma la vera differenza la farà la scelta dell’allenatore. Non solo per il nome, ma per la visione che rappresenterà. La Roma ha bisogno di una guida, non solo di un gestore. Ha bisogno di qualcuno che sappia tenere unito l’ambiente, valorizzare i giovani e dare identità a un gruppo che ha qualità ma anche bisogno di certezze.
I Friedkin tacciono, come da copione. Ma ora serve chiarezza. Serve una direzione. Serve una Roma che torni a parlare con la sua gente, non solo con le immagini patinate o con i tweet criptici. Oggi si chiude la stagione. Da domani si deve iniziare a costruire la prossima. E questa volta, non ci si può permettere di sbagliare.