Il mercato non dorme mai, soprattutto in casa Fiorentina. Tra i colpi più chiacchierati c’è sicuramente quello di Edin Dzeko che, soprattutto tra le fila della Roma, ha fatto scendere qualche lacrima nostalgica. 199 presenze con la maglia della squadra capitolina, condite da 85 gol. Un acquisto ad hoc per dare profondità alla rosa della Viola che rischia di perdere, da qui a poco, la sua stella Moise Kean. A parlarne, in ESCLUSIVA ai nostri microfoni, è stato Mauro Bressan: “Se Dzeko sarà ancora competitivo in Serie A ce lo dirà il campo. Da diverso tempo ormai non calca il nostro campionato e siamo curiosi di vedere come sta. Ha dato un grande contributo in Turchia. Sono curioso di quello che potrà dare alla Fiorentina. Si può vedere l’acquisto da due punti di vista: uno del campo, come Pioli lo vorrà utilizzare, il suo stato di forma, se può fare tutta la partita o subentrare, se giocherà sotto punta, mentre dall’altro può dare mentalità vincente e cambiare la Fiorentina in campo europeo”.
Ha poi continuato: “Penso che la Fiorentina voglia raggiungere obiettivi importanti e per fare questo c’è bisogno di personaggi come Dzeko che ti insegnano a giocare per vincere. Da questo punto di vista è un acquisto interessante”.
Questione Kean
52 milioni di euro per porre fine a ogni voce. Questa la clausola valida fino a metà luglio per accaparrarsi le prestazioni di Kean. Un cavillo, dunque, che fa tremare i tifosi della Viola, speranzosi di avere dalla loro parte Moise anche in vista delle prossime stagioni. Queste le parole di Bressan: “Con Dzeko è stato messo un pezzo importante, al di là del fatto che Kean ci sia o meno. Bisognerà aspettare metà luglio per capire se qualcuno metterà i soldi sul piatto per questa clausola. Ovviamente la Fiorentina ha un piano B per l’attaccante. Avendo Dzeko hai già la sicurezza di un giocatore con il quale partire, ma se dovesse andare via Kean cambiano le strategie. Moise con l’allenatore dell’anno scorso era perfetto però bisogna vedere come Pioli vorrà impostare il suo gioco, che tipo di attaccanti possono servire per quello che ha in mente lui. Avendo Kean lo dovrà sfruttare, se dovesse andare via dipenderà dal mercato perché non è mai detto”.
Nonostante ciò, Kean rimane un giocatore della Fiorentina e a prendere quota è la possibilità di vederlo in coppia con Dzeko. Moise, infatti, ha dimostrato di essere letale in profondità e con un giocatore come il bosniaco, abile spalle alla porta, potrebbe diventare ancora più devastante. Questo il pensiero di Mauro Bressan: “Kean in tandem con Dzeko? Ho visto qualche sua partita in Turchia e con l’età le caratteristiche cambiano. A 40 anni non vai negli spazi, ami dialogare, andare incontro alla palla e penso che così possono coesistere. Kean è una prima punta che si butta dentro, corre, e Dzeko può fare il sotto punta. Io credo che all’inizio sarà così. Dzeko si può alternare con Gudmundsson, Fazzini. Possono giocare insieme e combinare per bene”.
Una Serie A che cambia
Stiamo assistendo sempre di più a un cambiamento radicale della Serie A. Una mutazione che apre le porte a un’accezione tutt’altro che positiva. Se una volta infatti il nostro campionato era la meta desiderata da giocatori di altissimo spessore adesso, invece, sta diventando il trampolino di lancio o, peggio ancora, la destinazione preferita dei ‘vecchietti’ del calcio europeo. La dimostrazione arriva dai nomi di Modric, Dzeko, Immobile, Bernardeschi e Insigne.
Questo il pensiero di Mauro Bressan: “Dzeko, Immobile, Bernardeschi, Insigne, Modric rappresentano un segnale d’allarme per il nostro calcio? Non è un segnale d’allarme, ci sono delle occasioni su certi giocatori che possono ritornare. Il valore dei giocatori lo conosciamo, bisogna solo capire se potranno fare bene. Per Modric vale più o meno il discorso di Dzeko perché può dare qualcosa a una squadra che ha bisogno di riferimenti. Possiamo parlare di utilizzo del giocatore sia dentro che fuori. Tare e Allegri hanno pensato così, può dare un contributo relativo in campo, ma fuori per i compagni può essere di grande aiuto. Non è un segnale d’allarme, ma è da vedere in ottica di cosa possono dare questi calciatori fuori dal campo”.