Turone: “Il mio gol annullato una porcata, Conti oggi varrebbe un miliardo”

Lunga intervista all'ex giallorosso Maurizio Turone, famoso per il gol regolare annullato contro la Juventus nel 1981: dal racconto di quell'episodio agli aneddoti su infanzia ed ex compagni alla Roma

Redazione Solo la Roma
Redazione Solo la Roma - La Redazione
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In un periodo ricco di notizie legate alla Roma, prevalentemente di calciomercato (occhio ad Aguerd per la difesa), c’è spazio per una bella intervista all’ex giallorosso Maurizio Turone, che alla Gazzetta dello Sport ha parlato anche dell’infanzia e del suo soprannome Ramon: “Mio padre era un meccanico. Una volta sono andato ad aiutarlo in officina e mi sono schiacciato un dito con una martellata. Mi ha detto ‘Vai a casa va’. Non mi ha più chiamato, sono andato all’oratorio a giocare a calcio. Ero un moretto piccolino, pelle scura, un incrocio tra un argentino e un messicano. Nel calcio e non solo mi conoscono tutti come Ramon”.

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Il suo nome è e rimarrà per sempre legato ad un episodio doloroso e denso di rabbia, con quel “Er gol de Turone era bono” che rimbomba nella testa dei tifosi della Roma: “Oltre che al cuore ho colpito anche di testa e o fatto pure gol, pochi ma buoni. Come quella volta alla Juventus nel 1981. Lo guardo e tutte le volte mi incazzo. Di quell’episodio non mi stanco mai di parlarne, ma senza tanti discorsi di moviole, Var, analisi. Era ‘bono’ e basta, era gol. Me l’hanno tolto ed è stata una grande porcata. L’arbitro Paolo Bergamo? L’ho rincontrato una volta a Bologna, giocavo lì. Mi ha riconosciuto e gli ho detto ‘Ti ricordi di me?’. Lui ha detto una specie di sì, poi ognuno è andato per la sua strada”.

Dalle tappe della carriera a Falcao, Conti e Nela

Episodio contro la Juventus a parte, Turone è stato un difensore importante in Serie A, con diverse tappe della sua carriera in giro per lo Stivale: “La prima fu al Genoa. Ho avuto la fortuna di giocare con Angelillo, io un ragazzo e lui un maestro. Era in fase discendente, ma quanta classe. Poi Milan e Roma. Non ho vinto scudetti, sono andato via l’anno prima sia da rossoneri che dai giallorossi. Non ho rimpianti, sono stato bene, ho vissuto un calcio importante”.

Impossibile poi quale chicca su ex compagni di un certo calibro: “Paulo Fonseca era mostruoso, giocava a tutto campo. Leale, serio e generoso. Ero al Bologna e a tutti i ragazzi che avevano lasciato la Roma l’anno prima aveva dedicato lo scudetto. Ma ho giocato anche con un Bruno Contri che oggi varrebbe un miliardo di euro per i prezzi correnti. E Nela? Lo chiamavo Nelinho, un brasiliano. Ogni tanto ci penso, se giocassimo oggi…”.

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