Il Botafogo scommette su Davide Ancelotti: il debutto da tecnico per il figlio di Carlo

Dopo le dimissioni di Renato Paiva e l’eliminazione dal Mondiale per Club, il Botafogo affida la panchina a Davide Ancelotti, 35 anni, figlio di Carlo e per la prima volta allenatore capo dopo oltre dieci anni da vice nei top club europei.

Fabio Maffettone
6 min di lettura

C’è un momento in cui anche le ombre si stancano di seguire. Smettono di vivere della luce altrui e iniziano a camminare da sole, fiere, illuminate dalla propria. Davide Ancelotti ha trascorso più di un decennio accanto al fuoco sacro del calcio, quello acceso da suo padre Carlo – un demiurgo tranquillo che ha lasciato impronte leggendarie tra Milano, Londra, Parigi e Madrid. Ma oggi, quel fuoco lo tiene tra le mani lui.

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Dopo una lunga carriera da assistente nei club più prestigiosi d’Europa, Davide Ancelotti è pronto a spiccare il volo da solo. Secondo quanto riportato da O Globo, il Botafogo – campione in carica di Brasileirão e Libertadoresè pronto ad affidargli la guida tecnica nel momento più instabile. La società ha puntato su di lui dopo le dimissioni di Renato Paiva, travolto dall’eliminazione precoce al Mondiale per Club. Tocca ad Ancelottinho – così l’hanno ribattezzato in Brasile – ridare ordine e visione. Una scelta audace, certo. Ma anche una chiamata naturale per chi il calcio lo ha vissuto ogni giorno ai massimo livelli, pur sempre rimanendo dietro le quinte.

Il percorso di Davide Ancelotti

Non è nato sotto una stella qualsiasi, Davide Ancelotti, ma non si è mai seduto su quella luce. Il “figliol prodigo” del calcio europeo non ha mai cercato scorciatoie: ha preferito le retrovie alla ribalta, la palestra agli annunci. Si è fatto strada come un artigiano del pallone, maneggiando tattiche come pezzi di legno da levigare, studiando con rigore tedesco e sensibilità latina. 

Laureato in Scienze Motorie, ha conseguito le licenze UEFA B (Italia), A (Germania) e Pro (Galles), costruendo una base solida in tre culture calcistiche diverse. Dai 22 anni ha iniziato a lavorare sul campo: prima da preparatore atletico al PSG, poi via via sempre più coinvolto nella costruzione tecnico-tattica delle squadre. Ha partecipato a ogni riunione, a ogni briefing, a ogni seduta video: sempre un passo indietro, ma con gli occhi ben aperti.

Davide ha capito presto che il calcio moderno non si governa solo con lavagna e pressing alto. Serve psicologia, empatia, ascolto. Per questo preferisce parlare con i giocatori in palestra, tra un esercizio e una battuta, piuttosto che imporsi in spogliatoio. Quella è la sua zona franca: uno spazio di fiducia. Al Bayern Monaco lo ricordano come “quello che parlava con tutti, dai massaggiatori ai campioni”. All’Everton, i giocatori lo definivano “quello che capiva le situazioni prima che accadessero”.

Ancelotti Jr. è sempre stato presente: a suggerire un cambio, a leggere l’inerzia di una partita, a discutere con Carlo da collega, non da figlio. Le sue intuizioni spesso hanno fatto la differenza, anche quando non si vedevano. Ma non ha mai cercato la luce. Si è costruito pezzo dopo pezzo, come si assembla un orologio svizzero: con pazienza, metodo e rispetto del tempo.

La sfida Botafogo, Davide Ancelotti diventa allenatore

Ora non è più teoria, non è più preparazione. Davide Ancelotti diventerà il nuovo allenatore del Botafogo. Dopo una vita trascorsa a bordo campo nei grandi stadi d’Europa, è arrivato il momento di mettersi davanti. Una scommessa coraggiosa, sì. Ma coerente con la visione di John Textor, il proprietario americano del club – lo stesso del Lione, appena retrocesso per debiti in Ligue 2 – che sogna un “modello Botafogo”, in stile City o PSG: gioco verticale, identità moderna, ambizione internazionale.

A 35 anni, dopo aver vinto tutto da vice, per Davide è il momento perfetto. Dopo gli interessamenti di Como e Rangers, ora è arrivata la chiamata concreta del FogãoIl Brasile diventerà il suo laboratorio personale. Nel frattempo, sarà ancora Cláudio Caçapa a guidare la squadra come tecnico ad interim nel derby contro il Vasco da Gama. Ma il conto alla rovescia è partito: a metà luglio Davide sarà ufficialmente in panchina. E tutto comincerà davvero.

L’avventura non partirà in discesa. Il Botafogo è attualmente ottavo nel Brasileirão, con 18 punti in 12 giornate: -6 dalla vetta, occupata da Flamengo e Cruzeiro. La squadra ha alternato finora buone prestazioni a blackout evidenti: il progetto tecnico si è inceppato, la mancanza di continuità è costata caro. Ora serve una scossa. In Copa Libertadores, il club è agli ottavi contro la temibile LDU Quito: andata fissata per metà agosto. Lì si capirà subito se Davide saprà gestire le pressioni sudamericane, diverse da quelle europee, più istintive, più emotive.

Dunque, il Botafogo gli consegna la panchina in uno dei momenti più delicati. E lui, che ha visto tutto e vinto tutto da secondo, dovrà dimostrare di saper comandare anche da primo. ll Brasile sarà il suo campo d’esame. Ma sarà anche la sua libertà. Perchè Davide ha passato una vita ad alimentare la fiamma di un’eredità. Adesso è tempo di costruirne una nuova. La sua.

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Laureato in Economia Aziendale, diplomato in Giornalismo Sportivo. Sono cresciuto sognando di raccontare il calcio e il tennis. Scrivere di sport non è solo una passione: è il mio modo di vivere. Raccontarlo con lucidità e sentimento è la mia missione. Ogni atleta ha una storia che merita di essere raccontata. Io voglio essere quella voce.
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