Bufera in Spagna per le parole di Ancelotti: Roma colpita dallo stesso problema

Il tecnico italiano si è lamentato per il poco riposo avuto tra Champions League e campionato. Oggi, i giallorossi scendono in campo a meno di 72 dal match di Europa League di Bilbao

Redazione Solo la Roma
Redazione Solo la Roma - La Redazione
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La polemica sollevata da Carlo Ancelotti in Spagna sul calendario affollato ha acceso i riflettori su un problema che esiste anche in Italia e che oggi colpisce in particolare Roma, Lazio e Fiorentina. Dopo la vittoria sofferta contro il Villarreal, il tecnico italiano non ha usato mezzi termini in conferenza stampa: “È l’ultima volta che giochiamo senza almeno 72 ore di riposo. La prossima volta non ci presenteremo”.

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L’allenatore del Real Madrid si è lamentato per aver giocato a così poca distanza dal derby di Champions League contro l’Atletico Madrid e ha puntato il dito contro la Liga, accusata di non aver ascoltato le richieste del club di posticipare la gara.

Lo stesso problema in Serie A

In Italia, la situazione non è molto diversa. Oggi scendono in campo tre squadre che hanno giocato appena 72 ore fa in Europa: la Roma che ha giocato a Bilbao giovedì alle 18:45 ed è costretta a tornare in campo oggi alle 16:00 contro il Cagliari (gara posticipata di un’ora per la maratona al Foro Italico); la Lazio che giovedì ha giocato contro il Viktoria Plzen alle 18:45, oggi affronta il Bologna alle 15:00; la Fiorentina che giovedì ha giocato in casa contro il Panathinaikos alle 21:00, oggi sfida la Juventus alle 18:00.

L’unica squadra “fortunata” è l’Inter, che ha giocato in Champions League martedì scorso e scenderà in campo solo stasera contro l’Atalanta alle 20:45, avendo così oltre 72 ore di riposo. Questa situazione riflette una gestione del calendario che penalizza le squadre impegnate in Europa. In molti Paesi, come in Inghilterra o in Germania, le squadre che giocano nelle coppe europee spesso beneficiano di anticipi o posticipi per garantire almeno le 72 ore di riposo raccomandate dalla UEFA.

In Italia, invece, la logica sembra diversa: la programmazione delle partite viene condizionata da esigenze televisive e commerciali, a scapito della condizione fisica dei giocatori. Non è un caso che da anni le squadre italiane fatichino a tenere il passo nei turni successivi delle coppe europee.

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