Gasperini detta la via, Massara costruisce: la Roma cerca intensità e identità

Tra vecchie zavorre e nuovi volti da forgiare, Massara raccoglie la sfida di dare corpo alla Roma che ha in mente Gasperini: una squadra intensa, verticale e affamata, pronta a rompere con le ambiguità del passato.

Deneb Antuoni
4 min di lettura

Chiusa la parentesi delle cessioni forzate per motivi di bilancio, la Roma può finalmente pensare al futuro. Un futuro da ricostruire, mattone dopo mattone, secondo la visione di Gian Piero Gasperini, l’uomo chiamato a trasformare un popolo impantanato nella mediocrità in una squadra che abbia, finalmente, un volto. E dei muscoli. Tocca a Frederic Massara, in una delle estati più delicate degli ultimi anni, il compito di trasformare i dettami del nuovo tecnico in una rosa credibile. Il paragone biblico può apparire ardito, ma rende bene l’idea: servono miracoli. O almeno serve la capacità, molto più terrena, di costruire una squadra intensa, organizzata, pronta a correre e a soffrire. Perché l’epoca degli alibi è finita.

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La parola chiave è una sola: intensità

Se c’è un concetto che ha accompagnato la Roma negli ultimi anni con una certa insistenza – anche se quasi mai concretamente – è quello di intensità. Tanti l’hanno evocata, pochi l’hanno incarnata. Nelle partite decisive, spesso è mancata proprio quella benzina che fa la differenza nel calcio moderno: la corsa, il pressing, la ferocia nel recupero palla.

Gasperini, su questo, non transige. Vuole una Roma che aggredisca, che non si accontenti di aspettare. Ecco perché nomi come Wesley e Frendrup non sono casuali. Il primo, brasiliano dal passo corto e velenoso, è una lama che taglia i ritmi degli avversari. Il secondo, colosso danese del Genoa, è stato il giocatore con più contrasti vinti della scorsa Serie A: un segnale chiaro, un manifesto di intenti.

Wesley in azione con la maglia del Flamengo durante un match del Brasileirão
Wesley, terzino destro classe 2003 del Flamengo, nel mirino della Roma per il mercato estivo

Il nuovo ds sta cercando profili in grado di dare ossigeno e pressione, soprattutto nella zona nevralgica del campo. Perché il centrocampo, storicamente il tallone d’Achille di molte delle recenti stagioni romaniste, sarà il cuore pulsante della rivoluzione.

Il tempo delle plusvalenze è finito: ora cessioni tecniche

Fino al 30 giugno, il mercato in uscita aveva un solo obiettivo: sistemare i conti. Ora, invece, entra in gioco la volontà tecnica. Gasperini osserverà, valuterà, sceglierà. E qualcuno resterà indietro. Leandro Paredes, per esempio, è un caso emblematico: prima l’amore eterno per il Boca Juniors, poi l’attesa, ora l’incertezza. Ma non sarà l’unico nodo da sciogliere. Molti giocatori, finora marginali o troppo incostanti, potrebbero essere messi alla porta. La Roma vuole tagliare i rami secchi e ricostruire con criterio. Non si tratta più di vendere per sopravvivere, ma di plasmare un’identità. Ed è una differenza sostanziale.

Il cammino non sarà semplice. La sensazione è che il mercato della Roma sarà più maratona che sprint, fatto di attese, di trattative estenuanti, di occasioni da cogliere a tempo scaduto. Ma se davvero si vuole dare una nuova anima alla squadra, serve tempo. E lucidità. Massara dovrà trovare il giusto equilibrio tra sogni e necessità, tra budget e visione. Intorno a lui, una città intera osserva e attende. E Gasperini, già in campo a Trigoria, è lì che aspetta i suoi nuovi soldati.

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