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Candela: “Roma squadra della mia vita, nel 2000 Totti meritava il Pallone d’oro”

Tuffo nel passato e uno sguardo al futuro per Vincent Candela nell'ultima intervista concessa: dall'amore per la Roma e per la città agli ex compagni Totti e Zidane

Redazione Solo la Roma
Redazione Solo la Roma - La Redazione
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La festa per i 98 anni di esistenza dell’AS Roma di pochi giorni fa è stata l’ennesima occasione per constatare l’amore viscerale di Vincent Candela per questi colori, immerso nella folla a cantare coi tifosi. Un legame con l’ambiente ripreso dal francese nell’ultima intervista concessa alla Gazzetta dello Sport: “Roma è la squadra della mia vita. Ho passato qui otto stagioni, le migliori. Nella capitale ci sono rimasto a vivere, i miei figli, due maschi e due femmine, sono nati qui. Ormai sono trent’anni che sto a Roma, ora che ci penso ho passato più tempo in Italia che in Francia”.

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Tra giallorossi e Nazionale francese la possibilità per lui di giocare con due totem come Totti e Zidane, descritti così: “Premetto che sono due amici. Francesco aveva una velocità di pensiero strabiliante, un dono di Dio. Ci capivamo al volo. Prima ancora che gli arrivasse il pallone, dalla postura del corpo, sapevo dove avrebbe calciato. Forse avrebbe meritato il Pallone d’Oro all’inizio del 2000, tra l’Europeo con l’Italia, che perse contro di noi in finale, e lo scudetto con la Roma. Calciava con un facilità unica e segnava molto, più di Zizou. Zidane è stato il calcio. Credo sia i calciatore più elegante mai visto sulla faccia della terra. Aveva il fisico di un gladiatore, ma si muoveva come un ballerino”.

Candela e un futuro da scrivere

Niente discorsi dunque sulla Roma che sta nascendo nel presente ma un semplice tuffo nel passato per Candela in questa chiacchierata, per poi passare ad un futuro tutto da scrivere. Dopo aver smesso il francese si è tirato fuori dal mondo del calcio, ed una certezza a cui aggrapparsi ce l’ha: “Io allenatore? Troppa fatica (ride, nrd), quello che un lavoro serio che non fa per me. Magari farmi lavorare come terzo, quarto, anche ottavo in uno staff, ma primo allenatore no grazie”.

Sul suo profilo Whatsapp la frase ‘Sono in viaggio verso la miglior versione di me stesso”, un percorso non ancora terminato: “A ottobre faccio cinquantadue anni, sono ancora in viaggio e l’orizzonte è lontano. Non si finisce mai di imparare. Conta l’uomo dietro la maschera e io voglio saperne ogni giorno un po’ di più su me stesso”.

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