Quattro nomi, zero certezze. La fascia destra della Roma sembra oggi un territorio denso di opzioni, ma povero di riferimenti stabili. Con l’arrivo di Wesley, la rosa giallorossa conta attualmente quattro giocatori in grado di ricoprire il ruolo di esterno basso o alto sulla destra: oltre al brasiliano, ci sono Celik, Rensch e Abdulhamid, con quest’ultimo però già virtualmente fuori dal progetto. Eppure, nonostante la quantità, ciò che manca davvero è la qualità funzionale al sistema Gasperini.
Celik e Rensch, duttilità che convince solo a metà
Nella scorsa stagione Celik ha vissuto una sorta di rinascita tattica, adattandosi nel ruolo di braccetto destro in una linea a tre. Esperimento riuscito a tratti, ma non privo di sbavature. Gasp apprezza la sua disciplina, ma sa bene che il turco non è un interprete puro da corsia lunga.
Rensch, al contrario, offre una maggiore proiezione offensiva, un tocco più moderno, e una formazione tattica olandese che lo ha abituato a ruoli diversi: terzino, esterno, perfino centrale difensivo all’occorrenza. Ma proprio questa versatilità, se non incanalata in una dimensione precisa, rischia di trasformarsi in ambiguità. E in un sistema esigente come quello del tecnico piemontese, l’ambiguità tattica è una zavorra più che un valore.
Wesley e Ghilardi, giovani sì, ma non ancora decisivi
Sul fronte delle novità, Wesley rappresenta un investimento proiettato al futuro. Ma la sua vocazione è più offensiva che tatticamente equilibrata. Ha lo scatto, la freschezza e la personalità per farsi notare, ma manca ancora di quegli automatismi e di quella lettura difensiva che Gasperini pretende dai suoi esterni.
Daniele Ghilardi, invece, è un discorso a parte. Si muove più internamente, sul centro-destra della difesa, e ha mostrato buona adattabilità sia a quattro che a tre. Ma il suo profilo va visto in prospettiva, non nell’immediato. Potrebbe garantire ricambi a Mancini, sì, ma non ha ancora il peso specifico per imporsi come titolare in una squadra che punta al ritorno in Champions.
Un ruolo scoperto in un sistema che ne fa il perno
Nelle squadre di Gasperini, gli esterni sono tutto. Devono saper coprire la profondità, attaccare lo spazio, garantire ampiezza e rientrare dentro il campo a seconda delle situazioni. Devono correre, leggere, aggredire. E oggi, alla Roma, nessuno dei presenti sembra incarnare al cento per cento questo profilo.
La verità è che la fascia destra giallorossa resta un cantiere aperto. E se il mercato non interverrà con decisione, toccherà al tecnico piemontese adattare uomini al sistema, più che costruire il sistema intorno agli uomini. Una soluzione necessaria, forse, ma non ideale. Perché senza padroni credibili di quella corsia, la Roma rischia di pagare un prezzo tattico elevato, soprattutto quando il calendario inizierà a farsi feroce.