Richard Ríos, la scelta e il senso di una maglia

Richard Ríos ha detto sì alla Roma, rinunciando a una parte del suo cartellino per vestire il giallorosso. Mentre le offerte si accavallano e il mercato impazza, il colombiano sceglie la sfida più dura: conquistare la Capitale. Un atto di fede, in un calcio che troppo spesso dimentica il significato della parola scelta.

Emanuele De Scisciolo
Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile
4 min di lettura

C’è un momento, nel calciomercato, in cui i soldi smettono di pesare. È allora che inizia il calcio vero. Richard Ríos ha venticinque anni, gioca come se ne avesse trenta, ma sogna ancora come un ragazzino. E quel sogno, oggi, si chiama Roma. Una città che non ha bisogno di troppe parole, ma solo di uno sguardo, di un tramonto a Trigoria, di una curva che canta il tuo nome prima ancora di averti visto toccare il pallone.

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Nel circo delle trattative internazionali, dove ogni giorno una cifra cambia, un’offerta si alza e un club sbuca dal nulla con un bonifico pronto, la cosa che più colpisce è questa: Ríos vuole la Roma. Non il Nottingham con i suoi trenta milioni, non il Benfica con le sue luci europee. Vuole la Roma. E lo ha fatto sapere a chi di dovere. Vuole Trigoria, Gasperini, il centrocampo da ricostruire. Vuole una maglia giallorossa. Forse perché gli hanno spiegato che qui, se corri davvero, se combatti sul serio, non ti dimenticheranno più.

C’è una differenza tra firmare per una squadra e scegliere un destino. Il colombiano del Palmeiras, che ha già detto sì ai giallorossi, ha rinunciato a una percentuale del proprio cartellino. Tradotto: ha rinunciato a soldi suoi per facilitare la trattativa. Un gesto che racconta un giocatore, ma soprattutto un uomo. E ci ricorda, in un calcio spesso fradicio di business e paradossi, che ogni tanto la vocazione esiste ancora.

Roma: capitale del Sudamerica

Il Brasile è diventato l’epicentro dei movimenti giallorossi. Dovesse arrivare anche Wesley, il terzino che Gasperini aveva opzionato già ai tempi di Bergamo, la Roma metterebbe insieme due operazioni da oltre 50 milioni di euro. E tutto questo in un’estate in cui si parla di contenimento, di bilanci, di UEFA. Frederic Massara, in silenzio, sta costruendo un ponte tra Trigoria e il Sudamerica. E non è solo questione di geografia. È un cambio di passo, anzi: un salto di visione.

Con Ríos, Gasperini avrebbe il suo nuovo Ederson. Uno che recupera palloni, ma sa anche andare a chiudere l’azione. Uno che pressa, ma che sa inserirsi. Uno che, come De Roon ma con più gamba, può diventare subito imprescindibile.

A Roma, però, non ti basta essere bravo. Devi dimostrarlo ogni domenica. Devi prenderti la fiducia con le unghie. Ríos lo sa. È per questo che ha scelto la sfida più difficile, ma anche la più vera.

La bellezza della scelta giusta

Il Benfica si sfila. Il Nottingham offre di più. Il Palmeiras temporeggia. Eppure tutto sembra già scritto. Perché non c’è mai stato un giocatore esploso a caso nella Roma che conta: ci è sempre voluta la fame. Se Ríos manterrà questa fame, se ascolterà davvero Gasperini, se userà ogni tackle per guadagnarsi la standing ovation dello stadio Olimpico… allora sì, avremo preso il centrocampista giusto. Il tipo di giocatore che si alza per primo in allenamento, che non guarda il cronometro, che al fischio finale si gira verso la curva e sente un legame, non un contratto.

Ríos ha già deciso. Ora tocca alla Roma chiudere. Perché non tutti i giocatori che bussano a Trigoria portano con sé questa storia. Alcuni portano solo valigie. Lui no. Lui porta il cuore.

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Giornalista, fondatore e direttore responsabile di SoloLaRoma.it. Da sempre racconto la Roma con passione, rigore e uno sguardo critico ma costruttivo. Credo in un’informazione indipendente, fatta da chi vive la squadra giorno per giorno, e dedicata a chi della Roma ha fatto una fede.
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