Nell’ultima giornata di Serie A la Roma si è vista negare un netto calcio di rigore per un fallo non rilevato su Tommaso Baldanzi. A distanza di un paio di giorni le polemiche riguardo agli errori arbitrali non si placano, con Gianluca Rocchi che è intervenuto. Alla presentazione della seconda edizione del Codice di Giustizia Sportiva FIGC, il designatore arbitrale ha parlato di alcune nuove idee.
Queste le sue parole: “Vorremmo avere operatori al VAR solo di ruolo, ci siamo accorti che hanno una filosofia un po’ diversa. La separazione è fondamentale, se si lavora su un gruppo piccolo le interpretazioni sono più comuni che su un gruppo grande. Anche se molto criticati, i nostri VAR sono molto apprezzati e riceviamo ogni settimana offerte dall’estero. Ne mandiamo pochi perché siamo pochi, dispiace aver perso Irrati e Valeri, ma dimostra la bontà del lavoro”.
Sul VAR a chiamata e sul tempo effettivo: “Sono proposte su cui c’è una discussione IFAB, non posso discuterne troppo. Per quanto riguarda il challenge, è una soluzione alternativa. O meglio, potrebbe essere una soluzione complementare per il calcio di vertice: l’obiettivo è avere una decisione corretta. Per quanto riguarda il tempo effettivo, stiamo lavorando sulla perdita di tempo: se dovesse arrivare nel calcio, stravolgerebbe questo sport, ma probabilmente tutti giocherebbero gli stessi minuti”.
Rocchi: “L’obiettivo è avere una linea comune”
Alla domanda se fosse soddisfatto degli arbitraggi dell’ultima giornata, Rocchi ha risposto in maniera molto secca: “No“. Il designatore ha poi concluso riguardo le diverse visioni da un fischietto all’altro: “La formazione è fondamentale, specialmente in un gruppo. Noi siamo 46 arbitri: o metto un chi dentro ciascuno di loro, oppure ognuno ha una testa pensante e una sua filosofia. L’obiettivo è avere una linea comune, se prendiamo una decisione va seguita tutti insieme. L’ideale sarebbe avere omogeneità al 100%, ma è praticamente impossibile: si tratta di essere umani. Anche con una norma scritta benissimo, resta a chi giudica la possibilità di interpretazione”.