Che il tifoso della Roma sia destinato a soffrire è una storia che si protrae ormai di generazione in generazione, ma immaginare una prima parte di stagione travagliata come questa era onestamente difficile. Gran parte della colpa è da attribuire ad una gestione del club da parte dei Friedkin illogica, dettata da una mentalità americana che mal si sposa con il calcio europeo ed italiano in particolare. I tanti errori commessi in questi mesi potrebbero però aver portato la proprietà a riflettere sul loro modus operandi.
Tante cose cambieranno, con la costruzione di un quadro dirigenziale solido, capace ed esperto come priorità. Proprio per questo, oltre ad Amendola, la volontà sembra quella di optare per un nuovo CEO italiano, o che comunque conosca bene le dinamiche della Lega e del calcio della nostra penisola, diverso insomma da una Lina Souloukou che non ha portato altro che discordia nella capitale. C’è poi da sbloccare la questione stadio nuovo, un progetto ambizioso che farebbe impennare le entrate del club e porterebbe entusiasmo nei tifosi, da riconquistare con ogni mezzo possibile.
Dallo stemma alla data di nascita della Roma
Proprio il tema della lontananza ed assenza della proprietà, del poco attaccamento alla Roma, è decisamente attuale, con i Friedkin che pensano ad iniziative per fare pace coi tifosi. Piccole cose, che vanno al di là di risultati e calciomercato adeguato, ma che posso dare il là al tutto: anzitutto il ritorno allo stemma con la Lupa Capitolina iscritta su uno scudetto con sotto l’acronimo ASR, tanto caro ai supporters.
In seconda battuta, l’individuazione esatta della data di nascita del club, che in questo momento divide la piazza. La vecchia proprietà si era legata al 7 giugno 1927, presunto giorno delle firme dei fondatori, anche se l’atto non è presente negli archivi. La maggior parte dei tifosi però rimane fedele al 22 luglio, quando c’è stata la distribuzione dei ruoli societari, in via degli Uffici del Vicario. Proprio in questo luogo migliaia di sostenitori si ritrovano ogni anno per celebrare la nascita della Roma, un chiaro messaggio che i Friedkin devono recepire.
No a De Rossi, avanti con Juric
In mezzo a tanta buona volontà però, c’è un desiderio dei tifosi destinato a non essere realizzato: De Rossi non torna. I proprietari sono stati piuttosto chiari nel ritenere DDR non all’altezza del compito assegnatoli, ancora acerbo per guidare una Roma affidatagli in un momento di difficoltà, il post Mourinho, in quanto totem in grado di calmare una piazza in subbuglio. Si va avanti con Juric, e l’intenzione è di tenerlo fino alla fine dall’anno quando, se non dovesse arrivare la Champions League, partirà un nuovo progetto tecnico.