Andate alla ricerca, in qualche lontano cassetto o ripiano di casa vostra, del caro e vecchio vocabolario della Treccani. Toglieteli il fisiologico strato di polvere superficiale, apritelo e andate sotto il termine “pellegrino”. Soffermandovi sul significato in senso lato di tale parola noterete che fa riferimento a persona viandante, che va errando qua e là, o ancora forestiera, straniera, estranea al luogo e al tempo presente. Una definizione effettivamente calzante per questa Roma, una squadra che vaga per il campionato in balia degli eventi, come fosse appunto un corpo estraneo alla Serie A.
Gara con il Napoli che è stata un elogio alla mediocrità, buona per frasi come “l’atteggiamento è stato giusto”, “abbiamo perso di un solo gol”, “la strada è lunga”, ma la realtà è ben altra. Una squadra di Pellegrini insomma, di nome e di fatto, perché simbolo di quest’arrendevolezza e senso di spaesamento è proprio il suo numero 7, un giocatore le cui speranze di rinascita sono ridotte all’osso. Non l’unico a deludere, con la trequarti che è tutta da mettere in croce, ma tra rabbia dei tifosi e rinnovo sempre più lontano, il destino del capitano giallorosso appare segnato.
Pellegrini spento: addio alla Roma in vista
Ha provato Ranieri a difenderlo in conferenza stampa, parlando di un romanista che va aiutato nella difficoltà, ma neanche le dichiarazioni di un totem giallorosso come lui sono servite. I social si sono scatenati contro Pellegrini dopo il Napoli, ma al di là dell’opinione popolare, sono anzitutto i numeri a fotografare presente e probabile futuro del giocatore: in 15 gare tra campionato ed Europa, per un totale di 995′, 2 assist e 0 gol, e solo nel lontano 2017 aveva atteso la 15ª giornata per sbloccarsi in Serie A.
Se a ciò aggiungiamo pochissime giocate rilevanti, errori tecnici e spezzoni di gara dove quasi ci si dimentica della sua presenza in campo, il posto da titolare è a rischio, e a dirlo sono i suoi allenatori: dopo tante parole al miele, Mourinho gli stava preferendo Bove poco prima di essere esonerato; De Rossi lo aveva lasciato in panchina nella sua ultima a Genova, e un motivo c’era vista la leggerezza che costò il pareggio; anche Juric stava facendo scelte diverse, e a Ranieri, nonostante l’ovvia stima, sono bastati 45′ di nulla cosmico per convincerlo a toglierlo all’intervallo a Napoli (solo 13 palloni toccati).
Il tema non è più quello di un Pellegrini poco leader o in conflitto con la tifoseria, ma quello di un giocatore che, in campo, non fa il bene né della squadra né il suo. Ecco che i discorsi sul possibile addio alla Roma si fanno sempre più concreti: il contratto scade a giugno 2026, e ciò vuol dire che o sarà rinnovo entro la prossima estate o le strade si separeranno. La prima opzione però non è per ora mai stata presa in considerazione dal club, dato il rapporto costi-rendimento estremamente negativo. Pochi mesi per far ricredere tutti, ma serve una svolta al momento impronosticabile.
Trequarti thriller e un Soulé da recuperare
Pellegrini dunque l’emblema della Roma in crisi, ma trattasi di una squadra più in generale priva di fantasia, con una trequarti thriller che sta mancando clamorosamente: in Serie A, tra il capitano, Dybala, Soulé e Baldanzi, sono arrivati 4 gol e 2 assist, da giocatori fondamentali che hanno tutti avuto, chi più chi meno, un buon minutaggio. Abbiamo parlato sia del numero 7 giallorosso che della Joya in altre occasioni, e ci si aspetta sicuramente uno step di maturità in più dall’ex Empoli, ma chi sorprende di più è sicuramente un Soulé da 1 gol in 12 presenze e privo di quella qualità e spavalderia viste a Frosinone.
A Napoli, prendendo in causa anche Le Fée, sono rimasti in pancina per tutti i 90′ circa una cinquantina di milioni spesi quest’estate, e riecco dunque il tema di un mercato mal gestito e pensato con una allenatore rinnovato a giugno ed esonerato dopo 4 gare. Da Soulé preso senza riuscire a vendere la sua versione plus Dybala ad un Le Fée non necessario visto un Pisilli già pronto in casa, fino all’emergenza esterni data anche dagli oggetti misteriosi Dahl e Abdulhamid.
Dopo i quasi 30 milioni spesi tra parte fissa e bonus, ed un contratto fino al 2029, è evidente come recuperare il buon Matias è una priorità assoluta per il club, e a Londra contro il Tottenham ci sarà una nuova occasione, probabilmente da titolare. Non l’appuntamento più facile per risorgere, tanto per lui quanto per una Roma sulla quale è al momento difficile riporre fiducia.