Una squadra senza scuse, una società assente perdono ad Elfsborg: ADESSO BASTA!

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Emanuele De Scisciolo
Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile Episodio 52
10 min di lettura
I giocatori della Roma chiedono scusa ai tifosi accorsi in Svezia per la gara contro l'Elfsborg in Europa League

Non è facile mettersi al microfono oggi, perché quello che abbiamo visto in Svezia è uno di quei momenti che lasciano il segno, uno di quei momenti che ci fanno sentire impotenti e delusi, come se la nostra passione e la nostra fede fosse stata tradita. E’ uno di quei giorni in cui ci si chiede dove stiamo andando e cosa ne sarà della Roma che amiamo. La sconfitta contro l’Elsborg non è stata solo una caduta in campo europeo, è stata la fotografia di una Roma confusa, smarrita, senza identità e chiaramente senza anima.

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È stata la conferma di tutte quelle paure che avevamo cercato di tenere lontane ad inizio stagione, sperando che fossero solo nuvole passeggeri. Quelle nuvole si sono trasformate in una tempesta al giorno dell’addio di Daniele De Rossi, e oggi continua ancora a piovere. Oggi vi parlerò di questa partita maledetta, dell’inconsistenza di un mercato che ci sta facendo più male che bene, e delle parole incredibili, sconcertanti di quello che dovrebbe essere il nostro allenatore, Ivan Juric, che sembrava parlare di un’altra partita, come se fosse stato su un altro campo, in un’altra realtà.

Ma prima di tutto lasciatemi dire una cosa, non possiamo più permetterci di fingere che tutto andrà bene, il campanello d’allarme suona forte e adesso non possiamo più ignorarlo. Questo è Romanzo Giallorosso, il daily podcast di Sololaroma.it.

Roma fallimentare

Ci siamo presentati in Svezia con l’idea che l’Elsborg fosse solo una formalità, una tappa che ci avrebbe riportato sul giusto cammino dopo il mezzo passo falso contro l’Atletic Bilbao di appena una settimana fa. Ma la realtà è stata molto diversa, abbiamo perso contro una squadra che sulla carta avrebbe dovuto piegarsi al nostro gioco e alla nostra presunta superiorità, eppure non è stato così.

Abbiamo visto una Roma dominare il possesso, sì, ma senza mai affondare e senza mai far male davvero. È stato come guardare una squadra che prova a dipingere un capolavoro, ma con pennelli rotti e colori sbiaditi. 23 tiri che non hanno mai dato l’impressione di poter ribaltare il risultato, una traversa e poi nulla.

Quella che doveva essere una partita di riscatto si è trasformata in un incubo, con un rigore concesso per la mano sfortunata del povero Baldanzi, ma che non può di certo nascondere la verità. E la verità dice che la Roma non c’è, e non c’è più. E a rendere tutto ancora più amaro è il pensiero che non si tratta solo di una partita storta.

Segnali preoccupanti: mercato da 4 in pagella

È da inizio stagione che vediamo segnali preoccupanti e questo stop, arrivato contro una squadra di quarta fascia, ci inchioda ad una triste realtà. Siamo in crisi e non possiamo più negarlo, e siamo in crisi già dalla scorsa settimana dall’ultima gara di campionato contro il Venezia. Ora parliamoci chiaro.

Questa Roma sta pagando anche le scelte scellerate di un mercato da quattro in pagella, altro che sette e mezzo, come si è visto alla fine di agosto su tantissime testate online, cartacee e così via. Diciamoci la verità, questo mercato è stato un totale fallimento, i nomi che dovevano darci il salto di qualità sembrano fantasmi in campo. Partiamo da Soulé, che la Juventus nonostante qualche dubbio alla fine ci ha venduto con tanta cortesia, doveva essere il titolare fisso di un Dybala pronto a fare le valigie verso l’Arabia Saudita.

Questa non è la Roma che ci avevano promesso

Dovbik, che nonostante le quattro reti messe in fila tra campionato e Coppa, sembra più un intruppone che un attaccante di razza da area di rigore. E poi c’è Abdulhamid, qui i commenti possono essere evitati. Il problema è profondo e va oltre i singoli giocatori: sembra che questa squadra sia stata costruita senza una visione, senza una vera idea tattica, e non vogliamo parlare di Daniele De Rossi o di Ghisolfi e tutto quello che c’è stato dietro…

L’attuale allenatore della Roma, Ivan Juric, si trova costretto a mescolare le carte ma ogni tentativo sembra un fallimento. Torniamo a Soulé e ci mettiamo anche dentro il povero Baldanzi, che avrebbero dovuto essere le nuove promesse ma sono ancora troppo acerbi e invece di portarci linfa vitale stanno affondando con il resto del gruppo, anche se vogliamo spezzare una lancia a favore dell’ultimo nominato, appunto Baldanzi.

Questa non è la Roma che ci avevano promesso, il mercato doveva darci solidità e ambizione e invece ci ritroviamo con una squadra fragile, sbilanciata, incapace di reagire nei momenti difficili. Una squadra che se non corre subito ai ripari, rischia davvero di affondare.

E le parole di Juric? Un pugno nello stomaco!

Ma sapete cosa mi ha colpito di più? Non tanto il risultato, anche se un 1-0 contro una squadra di quarta fascia come l’Elfsborg non viene digerito bene, ma le parole di Ivan Juric al termine della partita. Dopo una gara del genere ti aspetti che un allenatore riconosca i problemi, che si assuma le sue responsabilità, che a limite chieda anche scusa, come ha fatto Antonio Conte dopo la prima gara persa dal Napoli contro il Verona per 3-0.

No, ci siamo trovati davanti ad un Juric che ha parlato come se avesse visto tutta un’altra partita, ha elogiato la squadra, ha detto che ha giocato bene, che sono mancati soltanto gli episodi, i gol, ma ha visto tante cose positive, tra lo stupore del giornalista che l’ha intervistato e quello di tutti noi, tifosi della Roma e non solo, che siamo stati costretti a sentire queste parole.

Gli episodi? Ma che partita hai visto? Ma come si fa a dire che la squadra ha fatto bene, quando non siamo riusciti a creare pericoli concreti per 90 minuti, più recupero? Come si fa ad elogiare una prestazione del genere, quando i tifosi stanno gridando la loro frustrazione e lo stanno facendo già da parecchie giornate? Le parole di Juric sono state un pugno nello stomaco. Ecco, noi adesso vogliamo la verità, basta illusioni, non possiamo continuare a nasconderci dietro a frasi fatte e, alle volte, anche piuttosto ridicole.

Il futuro è roseo o opaco?

Adesso siamo ad un punto cruciale. Questa sconfitta non può essere solo l’ennesimo incidente di percorso di una stagione iniziata male, anzi malissimo. È proprio il segnale di un’annata che sta rischiando di deragliare e di deragliare seriamente prima ancora di cominciare davvero.

E se non ci sarà un cambio di rotta immediato, se non vedremo reazioni forti, rischiamo di rimanere intrappolati in questa spirale negativa. Ora, bando ai paroloni, il pericolo grande sta nella mentalità dei giocatori, ma è ancor più radicata e forte dentro quella di una società che, invece di andare a Trigoria a richiamare quelli che dovrebbero essere i protagonisti di questa stagione, vanno a giocare a golf. Fermiamoci.

Adesso si va a Monza

La prossima sfida contro il Monza potrebbe sicuramente essere già decisiva per questo cammino. Una vittoria, inutile dirlo, è obbligatoria, come era obbligatoria quella contro il Venezia, ma più di tutto vogliamo vedere una squadra che lotta, che crede nei propri mezzi e che non si arrende, non come quella vista contro il Venezia. E non possiamo più accontentarci di prestazioni vuote e parole che stanno di scuse, perché neanche le proteste e le polemiche sembrano funzionare in questo momento.

Roma è stanca e noi, i tifosi, meritiamo di più, sicuramente meritiamo rispetto. Forza Roma, ora più che mai.

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