Ieri pomeriggio a Trigoria, sotto un cielo che sa già d’estate, intorno alle 16 Claudio Ranieri e Gian Piero Gasperini hanno lasciato insieme il centro sportivo di Trigoria, allontanandosi senza rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa. Un’uscita silenziosa, ma carica di significato con i volti sereni, e il loro sguardo complice. Un segnale chiaro: la firma è ormai vicinissima, attesa già per domani. È un momento cruciale per la Roma del futuro, un passaggio che segna il cambio di rotta tra due mondi diversi, ma entrambi profondamente radicati nel calcio italiano.
Due filosofie a confronto
I loro modus operandi sono tanto efficaci quanto diversi. Gasperini è l’artefice dell’intensità e dell’innovazione: la sua Atalanta ha fatto scuola con pressing alto, gioco verticale e aggressività su ogni zona del campo. La sua è una filosofia basata su un sistema dinamico e fluido, dove anche i difensori si trasformano in attaccanti e gli attaccanti diventano costruttori di gioco.
Ranieri, invece, è il simbolo della gestione equilibrata. Nella sua Roma ha saputo alternare moduli — dal 4-4-2 al 3-5-2 — mantenendo però sempre un’anima solida e ordinata. Ama focalizzarsi sulla fase di non possesso, ricerca il minimo sforzo per la massima resa: il contropiede veloce, i passaggi lunghi di Svilar per la sponda di Dobvyk e le accelerazioni improvvise di Angeliño.
Le imprese di Gasperini e Ranieri
Entrambi hanno saputo scrivere pagine da favola, ognuno a modo suo: Gasperini ha acceso sogni a Genova e li ha resi realtà a Bergamo, mentre Ranieri ha firmato a Leicester una delle storie più poetiche del calcio moderno. Anche il loro cammino racconta due imprese diverse: poche tappe ma profonde per Gasp, con progetti duraturi e radicati; molte, invece, le strade percorse da Ranieri, ben 19, spesso brevi ma sempre capaci di lasciare un segno.
I due mister sembrano, inoltre essere accomunati da una caratteristica spesso trascurata: la capacità di leggere il talento giovane e riplasmarlo. Ranieri ha saputo restituire fiducia a Shomurodov e valorizzare Angeliño. Gasperini ha reinventato Bellanova, rilanciato De Ketelaere e costruito percorsi fuori dagli schemi.
Un’eredità da interpretare
Gasperini oggi, eredita una squadra abituata alla compattezza e alla prudenza, che sotto Ranieri ha costruito le sue fortune sull’organizzazione difensiva e su un portiere come Svilar, diventato decisivo con 15 clean sheet. Ora si apre un nuovo capitolo, più verticale, più coraggioso, forse meno calcolato.
Il cambiamento non sarà solo tattico, ma anche culturale. La Roma passerà da una guida rassicurante a una spinta verso l’alto, da un calcio che gestisce a un calcio che rompe, crea, insiste. Da Ranieri a Gasperini: due facce diverse dello stesso mestiere. E forse è proprio in questo contrasto che risiede la vera ricchezza del calcio giallorosso.
La Roma riparte da qui: da un incontro tra due generazioni, due approcci, due filosofie. Ma con un unico obiettivo: rendere grande questa squadra, dentro e fuori dal campo.