Nel rush finale del campionato, tra i tanti big match che la Roma ha dovuto affrontare c’è stato anche quello di San Siro contro l’Inter, terminato con la vittoria per 1-0 grazie alla rete di Matias Soulé. La sfida è stata caratterizzata nel finale da un episodio molto rischioso per i giallorossi, con il contatto in area di rigore tra N’Dicka e Bisseck, che è stato considerato regolare dal direttore di gara, tra le veementi proteste dei nerazzurri.
Nella conferenza stampa di fine stagione a Coverciano, Rocchi ha così parlato dell’episodio: “Non è stato facile gestire gli audio da far sentire su Open Var, perché dovevo anche tutelare i ragazzi e per proteggere qualcuno dei miei ho preferito non mostrare un audio come in Inter-Roma. Quell’episodio ci ha creato tantissimi dubbi sull’intervento VAR, non sul rigore. E comunque mai nessun arbitro mi ha chiesto di non far sentire la sua voce”.
Rocchi: “L’uniformità è impossibile a livello generale. Dialogo miglior forma di rapporto”
Riguardo invece la possibilità di ascoltare i dialoghi tra arbitro e sala VAR direttamente nel corso delle partite: “Francamente si è entrati già abbastanza nel nostro mondo. Noi siamo sempre più in piazza, ma dateci la possibilità di tornare poi in campo la domenica dopo. Se un attaccante sbaglia un rigore poi la domenica dopo gioca”. Sul cosa possa essere invece migliorato: “Il numero di on field review. Se se ne fa qualcuna in più non è un male. Al limite si conferma la scelta del campo, ma non deve essere scambiato per un paracadute”.
Rocchi ha poi proseguito: “I nostri ragazzi hanno dato tutto quest’anno, sono usciti spremuti e di più non si poteva fare. Poi l’uniformità è impossibile a livello generale, noi dobbiamo essere coerenti, spiegando sempre allo stesso modo. Questa è stata una delle difficoltà più grandi, anche se Open Var ha dato una grande possibilità di crescita, nonostante sia stato un lavoro molto faticoso, che ci ha permesso di aprirci e costretto a lavorare sulla comunicazione”.
Conclusione dedicata all’atteggiamento in campo: “Il dialogo credo sia la miglior forma per trovare un rapporto, poi se quella non è la strada giusta chiederò di essere più duri e severi perché certe scene in panchina non sono più tollerabili. Anche se questo atteggiamento a cui sono costretto lo ritengo una sconfitta. Ci sono state giornate in cui siamo stati molto severi, altre meno, mi assumo la responsabilità dell’essere stati così ondivaghi. Io però sono sempre per la collaborazione che non può esserci solo da parte nostra. Simulazioni? Ci da fastidio vedere un colpo al corpo e poi il giocatore che si tocca la faccia, perché l’obiettivo è far ammonire l’avversario. Ma sulla simulazione serve prima di tutto un’assunzione di responsabilità per chi lo fa”.