Il successo per 1-0 con il Verona è passato in archivio e per la Roma è tempo di guardare avanti. I giallorossi hanno dimostrato di poter ancora centrare la qualificazione alla prossima Champions League, seppur serva un finale di stagione ai limiti della perfezione. Per raggiungere il traguardo 4° posto, la squadra dovrà cercare di vincere ogni partita rimasta, con la prima di queste che sarà in trasferta. Domenica 27 aprile, infatti, i capitolini scenderanno in campo alle 15:00 allo stadio Giuseppe Meazza con l’Inter. Un cliente che definire ostico è utilizzare un eufemismo, ferito dall’eliminazione in Coppa Italia per mano del Milan.
Nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Radio Serie A, l’ex calciatore Vincent Candela ha voluto parlare del momento e dell’annata della Lupa, soffermandosi sull’importanza di Claudio Ranieri: “Da quando è arrivato ha fatto quasi un filotto. Ora lottiamo per l’Europa quando prima non dico che stessimo per retrocedere ma quasi. Non siamo da Scudetto ma da 4/5° posto e ce la possiamo giocare con tutti”.
Lo stesso Candela si è poi soffermato sull’importanza di un giocatore come Angelino, nello scacchiere della Roma: “Ranieri ha svolto un lavoro straordinario ma non è un miracolo. La squadra c’è, ci sono giocatori interessanti come lo spagnolo che mi piace. Tecnicamente è bravo, va a cercare il dribbling, il cross giusto, non ha paura di rischiare. Lui è veramente importante per il club”.
Candela: “L’anno dello Scudetto eravamo un gruppo quasi perfetto”
Riguardo invece la possibilità di giocarsi la Champions League: “Difficile, contro le big abbiamo vinto solo con la Lazio all’andata 2-0. Abbiamo fatto fatica con le squadre davanti. Ora ci sono Inter e Fiorentina, che non sono partite facili, ma è giusto fare il massimo per provarci, anche per l’Europa League che sarebbe importante. Se andasse tutto male potremmo restare fuori anche dall’Europa League. Questo è il bello del calcio”.
L’ex giocatore francese è tornato anche sul suo arrivo nella Capitale: “È stata una decisione difficile, ma mi è andata bene. Avevo due squadre importanti in Francia che mi volevano: il Marsiglia, la mia squadra del cuore, e il PSG, che aveva alti e bassi. Poi c’era la Roma, in Serie A, che secondo me è il campionato più bello e affascinante, dove c’erano tutti i campioni del mondo. Senza esitare sono venuto alla Roma”.
Candela si è espresso anche sull’anno dello Scudetto: “Avevamo la consapevolezza di essere forti. Spesso siamo andati sotto di un gol, ma sapevamo che avremmo vinto quelle partite. Il 2-0 a Torino contro la Juve dopo 5′ è stato decisivo, anche li non abbiamo mollato ma siamo rimasti in campo anche con la testa e abbiamo finito 2-2. Era molto importante per noi. Eravamo un gruppo quasi perfetto, c’erano i titolari e poi c’era la panchina che era al nostro servizio. Noi eravamo insieme a loro, in campo e fuori. C’era un gruppo spettacolare“.
Candela: “L’addio non è stato semplice”
Sull’ambiente giallorosso e sulla sua possibile influenza, anche negativa: “Ho sempre pensato che fosse bellissimo, avere 70/80 mila persone allo stadio era meraviglioso. C’era qualche contestazione, ma fa parte del calcio e mi piaceva perché ti davano qualche segnale. Qualche fischio fa sempre bene. Non penso che abbiamo perso per quello. L’anno dopo ci mancava Batistuta, c’erano tante squadre forti ma il nostro gruppo era meno perfetto ed erano andate via tante persone che erano in panchina”.
Candela ha poi concluso commentando anche il suo addio: “Non è stato semplice, erano passati quasi nove anni e Roma mi aveva dato tanto. Era un momento un po’ particolare, ma era il momento di andar via. A dicembre ho deciso con Baldini di lasciare lo stipendio e andare via gratis fuori, al Bolton. È una delle poche cose per cui ho un po’ di rimpianto, forse avrei dovuto pensarci un po’ di più. Magari avrei dovuto riflettere e pensarci di più”.