Roma, De Rossi: “I tifosi amano la lealtà di un giocatore, il suo impegno”

A sottolineare la passione dei tifosi della Roma è stato Daniele De Rossi in un'intervista

Redazione Solo la Roma
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Daniele De Rossi, ex allenatore della Roma

Dopo la sconfitta subita contro il Como, le ultime certezze raccolte dalla Roma sono andate in fumo. Un 2-0 che pesa come un macigno sulla testa dei calciatori, soprattutto perché è arrivato nei minuti di recupero. Una vera e propria beffa per i giallorossi che, ancora una volta, si ritrovano a fare i conti con una stagione tutta da rivedere.

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Le parole di De Rossi

A parlare dell’aria che si respira a Roma è stato Daniele De Rossi. Queste le sue parole a The Overleap on Tour Unseen: “Non per la maggior parte delle persone vincere è meglio di giocare bene. Amano la lealtà di un giocatore, l’impegno in campo. Ovviamente poi vogliono vincere. Abbiamo trascorso 10-12 anni senza vincere, ma ci siamo andati sempre molto vicino. 9 secondi posti è folli contro club costruiti con 200 milioni più di noi. In quelle stagioni non ha mai trionfato, ma hai vinto tante partite e alle persone andava bene così”.

Ha poi continuato Daniele parlando del suo percorso: “Si tutti vorrebbero giocare per la Roma e qualche volta succede. Poi devi fare una scelta. Se sei abbastanza fortunato puoi permetterti di scegliere se andare in un club migliore o rimanere qui. Io ho preso la mia decisione, calcisticamente è sbagliata ma per me è andata bene così. Ero nelle giovanili e avevo 12 anni e non giocavo mai. Sono stato in panchina per i primi 4 anni, ma ero diverso, un attaccante leggero, tecnico e non aggressivo”.

Ha infine concluso De Rossi: “Poi a 16 anni sono passato da attaccante a centrocampista. Il centrocampista venne espulso e il mister mi disse di entrare e giocare nella sua stessa posizione. Rimontammo il risultato e vincemmo 2-1. Successivamente giocai sempre in quella posizione. Poi Fabio Capello mi vide giocare e non sono più tornato indietro. Nell’anno dello scudetto sono riuscito ad andare un paio di volte in panchina e mi sono sentito una piccola parte di quella stagione. L’anno successivo giocai 4-5 gare e l’annata ancora dopo Capello cercò di prendere Davids, ma l’affare non andò in porto. Avevo Chievo, Reggina ed Empoli che mi volevano, ma decisi di rimanere perché credevo di poter giocare. Alla fine giocai 25-26 partite”.

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