Gian Piero Gasperini non è mai stato amato a Roma. Troppo diretto, troppo polemico, troppo nemico. Uno che, da avversario, ha esultato in faccia e ha spesso usato parole dure verso l’ambiente giallorosso. Eppure oggi, nel momento in cui tutto può cambiare, è l’uomo che potrebbe portarci dove sogniamo da anni: a vincere. E non per fede, ma per fatti.
È arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. Di mettere da parte l’istinto, e iniziare a ragionare come una grande squadra. Perché è questo che siamo e che vogliamo essere. E una grande squadra sceglie l’allenatore sulla base dei risultati, della competenza, della credibilità. Non sulla base della simpatia.
L’uomo che ha scritto la storia a Bergamo
Gasperini ha preso un’Atalanta da salvezza e l’ha portata a vincere in Europa. Non è retorica. È cronaca calcistica. Nel 2024, ha vinto l’Europa League battendo 3-0 il Bayer Leverkusen, una squadra imbattuta da 51 partite ufficiali. Non è una vittoria qualsiasi: è un’impresa storica, che ha consegnato all’Atalanta il suo primo trofeo internazionale.
Sotto la sua gestione, la Dea ha centrato:
- 6 qualificazioni europee in 8 stagioni
- 3 accessi alla Champions League
- una semifinale europea
- una finale vinta contro la squadra più forte d’Europa in stagione
E tutto questo con un budget che è meno della metà di quello della Roma.
La Roma che può crescere ancora
Nel girone di ritorno della stagione 2024-25, la Roma — con Claudio Ranieri in panchina — ha totalizzato 43 punti, appena sei in più rispetto a Napoli e Inter, che si sono giocate il titolo. Un dato che fa riflettere: se la Roma avesse tenuto lo stesso ritmo anche all’andata, avrebbe chiuso a 86 punti, in piena zona Scudetto. Ma così non è stato.
Quella Roma, intensa, viva, organizzata, è esistita solo per metà stagione. E l’obiettivo è chiaro: fare in modo che quella versione duri dodici mesi, non sei. Per riuscirci, serve un tecnico preparato, strutturato, capace di costruire un’identità precisa dal primo giorno di ritiro. Gasperini è esattamente questo.
Non è una scommessa, è una garanzia
La Roma ha una rosa competitiva, una delle tifoserie più calde d’Europa, una proprietà ambiziosa. Ma non può permettersi altri anni di transizione. La Conference ha dato lustro, Budapest ha lasciato ferite, ma l’Europa League va vinta, e la Champions va giocata ogni anno.
I Friedkin lo sanno. Ecco perché, da mesi, lavorano sottotraccia per portare Gasperini a Trigoria.
L’accordo c’è: contratto triennale da 5 milioni netti a stagione. L’intesa tecnica è stata costruita con Florent Ghisolfi, che ha raccolto il via libera di Ranieri e preparato il terreno con discrezione. Ora manca solo l’ultimo passo: il confronto diretto con la proprietà, le garanzie sul mercato, e poi la fumata bianca.
La piazza si divide. Ma Roma vuole vincere
I tifosi si dividono. C’è chi non dimentica le uscite infelici, come quella su Ndicka. Chi ricorda esultanze scomode. Chi vorrebbe un profilo più “romanista”. Ma la Roma non può più permettersi di sbagliare allenatore per un fatto di pancia. Gasperini non è venuto per piacere. È venuto per lavorare. E il suo lavoro, fino a oggi, ha prodotto risultati concreti, riconoscibili e ripetibili. Nessuna favola. Solo un metodo che funziona.
Se la Roma vuole tornare grande, non può restare ferma sulle emozioni. Deve ragionare da club che vuole vincere, non compiacersi. E se l’obiettivo è la Champions League, le coppe, il vertice della Serie A, allora Gasperini è il tecnico giusto nel momento giusto. Chi oggi dice “non lo voglio” farà bene a ricordare che anche Capello, Spalletti e Mourinho non erano simpatici, finché non hanno cominciato a vincere. Il giudizio si costruisce sul campo. E Gasperini, sul campo, ha già dimostrato di sapere come si fa.