C’è una nuova quiete a Trigoria. Non quella della rassegnazione, ma quella del lavoro paziente. Di chi, a testa bassa, ha scelto di non promettere rivoluzioni, ma di costruire. Dopo troppi anni vissuti tra l’isteria da top player last minute e l’attesa messianica del colpo che cambia tutto, la Roma ha finalmente imboccato una via diversa. Meno fuochi d’artificio, più strategia. E al centro di questo nuovo equilibrio c’è lui: Frederic Massara. Il nuovo direttore sportivo – che poi nuovo non è – lavora nel silenzio, come ha sempre fatto. Non alza la voce, non cerca le copertine. Ma tesse. Costruisce. Dialoga. E soprattutto conosce, perché Roma non è una piazza che si improvvisa. Ci è già stato, e forse mai davvero è andato via. Gasperini ha chiesto certezze, e Massara ha risposto con metodo.
Massara e il lascito di Sabatini
Chi conosce Massara, conosce anche la sua scuola. Quella di Walter Sabatini. E non solo perché ne è stato il braccio destro in giallorosso, ma perché ne ha assorbito i principi: agire su più tavoli, tenere vive le opzioni, mai una sola idea per ruolo, ma tre o quattro piste da portare avanti con lucidità. Nessun colpo di testa, ma neanche immobilismo.
La Roma 2025-26 nasce così, tra la razionalità di chi sa dove vuole andare e l’ambizione di chi non può più permettersi altri fallimenti. Ecco perché i profili scelti non sono nomi da prime pagine, ma da campo.
Un esterno, un centrocampista, un attaccante: serve struttura
Gasperini ha chiesto tre rinforzi chiari. Un esterno destro, un centrocampista da affiancare a Koné e un attaccante. Non servono nomi, ma funzionalità. Il nome in cima alla lista è Wesley, già cercato ai tempi dell’Atalanta, e oggi più che mai vicino. Il profilo giusto per intensità, corsa, mentalità. Ma serve pazienza: il Flamengo chiede, la Roma tratta.
A centrocampo si lavora su due binari: Rios e El Aynaoui. Il primo è il colpo internazionale, costoso ma di prospettiva. Il secondo è l’intuizione da Ligue 1 che sa di scouting vecchio stile. Entrambi rispondono al profilo voluto da Gasp: gamba, tecnica e ordine.
Poi c’è l’attacco. Il nome è Evan Ferguson, 21 anni, voglia di rilancio dopo un anno e mezzo difficile tra infortuni e panchina. Qui Massara sta tentando il colpaccio: prestito, magari con diritto di riscatto. È una scommessa, certo. Ma chi non osa, non costruisce.
In Premier si spende, in Italia si progetta
Intorno, il caos. La Premier League continua a drogare il mercato, gonfiando valutazioni, stravolgendo equilibri. In Italia, invece, servono idee più che milioni. E la Roma lo sa. L’era dei parametri zero ad alto rischio – vedi Renato Sanches – ha lasciato cicatrici. Oggi si cerca sostenibilità. E l’identità, più di ogni altra cosa. Il progetto Friedkin-Gasperini-Massara può reggere solo se basato su una visione, non su un colpo di fortuna. Costruire, non inseguire.
L’unico alleato vero, ora, è il tempo. Ma anche il nemico più spietato, in una città dove si pretende tutto e subito. Gasperini non è un taumaturgo. È un tecnico che ha bisogno di processi, di uomini che lo seguano e di una struttura compatta. Il ritiro del 13 luglio sarà fondamentale. Non per vedere la Roma del futuro, ma per iniziare a plasmarla. Massara, da par suo, cerca di consegnargli almeno due volti nuovi nei primi giorni. Non sarà facile, ma si lavora. Con la calma di chi ha vissuto abbastanza a lungo da sapere che i veri progetti non nascono in fretta. E che la fretta, a Roma, ha già fatto troppi danni.
Serve meno eccitazione, più profondità
Non servono più illusioni. Serve profondità. Serve una Roma che scelga cosa vuole essere nei prossimi cinque anni, e smetta di vivere nella frustrazione dell’occasione perduta. Gli errori del passato – Mourinho, Abraham, la gestione Paredes – hanno un peso. Ma ora è tempo di guardare avanti.
Questa non è un’estate di proclami. È un’estate di dettagli. Di telefonate, bonus, prestiti, percentuali sulla rivendita. Una partita sotto traccia, dove però si decide molto. La Roma del domani nasce così. E chissà, forse stavolta nasce davvero.