Nove giornate di squalifica a un ragazzo di 16 anni. Questo era stato l’inizio, fragoroso e quasi surreale, della vicenda che ha coinvolto Gioele Giammattei, giovane talento della Roma Under 16, protagonista (suo malgrado) di uno dei casi disciplinari più discussi del calcio giovanile italiano in questa stagione. Un provvedimento sproporzionato, che ha sollevato più di un dubbio – non solo tecnico-giuridico ma anche etico – sulla gestione delle sanzioni nei settori giovanili.
Il caso
Durante la gara d’andata degli ottavi playoff Scudetto contro il Napoli, Giammattei viene sanzionato per tre motivi: uno schiaffo sulla schiena a un avversario a gioco fermo, proteste ritardando l’uscita dal campo e, infine, un contatto con il guardalinee descritto come “schiaffo all’avambraccio con lieve dolore momentaneo”. Da qui la mazzata disciplinare: nove turni di squalifica, praticamente una stagione finita nel momento più delicato dell’anno.
Il ricorso della Roma e la rettifica della FIGC
La Roma, giustamente, ha presentato ricorso. E la Corte Sportiva d’Appello ha parzialmente accolto le motivazioni, riducendo la squalifica a sette giornate, di cui tre già scontate. Il nodo giuridico era legato al concetto di “contatto fisico aggravato”. Ma la FIGC ha riconosciuto, citando anche precedenti giurisprudenziali, che il gesto – pur scorretto – non integrava una condotta violenta, bensì un contatto lieve e privo di reali conseguenze.
Una lettura più aderente alla realtà e al contesto, che restituisce un minimo di equilibrio alla vicenda, anche se Giammattei salterà comunque semifinali e finale playoff, compromettendo il sogno di contribuire sul campo al cammino della squadra di Mister Scala.