Sta diventando una fastidiosa consuetudine. Un gol, e niente più. Quel “golletto” ha fatto il suo dovere contro squadre come Venezia, Empoli, Parma, Cagliari e Lecce, dove la Roma è riuscita a non subire reti, portando a casa i tre punti. Ma negli scontri diretti – che da tempo rappresentano il vero tallone d’Achille – se prendi un gol, poi difficilmente riesci a rimetterla in piedi.
Numeri che pesano
Con 46 reti segnate, la Roma vanta il peggior attacco tra le prime nove della classifica. La difesa tiene botta – è la quinta del campionato con 35 gol subiti – ma da sola non basta a mantenere vivo il sogno Champions. Come riporta il Messaggero, il dato più preoccupante è la percentuale di realizzazione: appena l’8,2%, peggio tra le big fa solo il Milan con il 7,4%. E se si guarda ai big match, il problema è ancora più evidente: difficile ricordare un attaccante decisivo in una sfida di peso.
Per “decisivo” si intende quel gol da tre punti, che cambia una stagione. L’ultimo che risponde a questa descrizione risale al 15 gennaio 2023 con Dybala contro la Fiorentina. Altrimenti, bisogna tornare addirittura a marzo 2022, quando Abraham decise un derby. Lukaku? Sì, ma il suo 2-0 al Napoli lo scorso anno arrivò al 98°, a partita già in cassaforte.
Dovbyk e Shomurodov: coppia da riscoprire?
Senza Dybala, la Roma deve inventarsi qualcosa. E forse, la soluzione più semplice è anche la più efficace: affiancare Shomurodov a Dovbyk. I due, quando giocano insieme, si completano a vicenda e sembrano parlarsi con naturalezza. I dati parlano chiaro: finora hanno condiviso il campo per 154 minuti distribuiti tra Empoli, Monza, Bologna, Udinese, Napoli, Lecce e Juventus. In questo arco di tempo sono arrivati 7 punti, 2 gol per Dovbyk e altrettanti per Shomurodov. Tradotto: un gol ogni 138 minuti. Numeri che invitano a una riflessione. Magari la chiave per sbloccarsi è già in casa.