Zalewski, Juric, è Roma Zombie: Ridateci De Rossi

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Emanuele De Scisciolo
Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile
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Daniele De Rossi

Siamo giunti a quel momento in cui il cuore giallorosso si fa pesante, in cui la passione per la Roma si trasforma in una malinconia difficile da ignorare. Una malinconia che inizia con il ricordo di un uomo, Jose Mourinho, che aveva fatto sognare una città intera, un condottiero che ci aveva regalato speranza, vittorie e anche trofei, e la sensazione che il futuro potesse finalmente tingersi di giallorosso. Ma si sa, nel calcio come nella vita, i sogni si infrangono.

E così, il matrimonio con lo Special One è finito. Non possiamo neanche sperare nel suo ritorno. Quella porta ormai si è chiusa e forse per sempre. 

E allora, quando l’amore finisce, si cerca rifugio in ciò che rimane familiare, in ciò che ci fa sentire a casa. E quel rifugio per noi, tifosi della Roma, è stato Daniele De Rossi, il nostro capitano, la nostra anima. Un uomo che non ha solo indossato la maglia della Roma, ma l’ha anche onorata, l’ha vissuta e l’ha resa sua.

Lo avevano messo in panchina, sì, ma in lui c’era la fiamma di chi ci poteva riportare a lottare e a sperare. Poi, con un gesto che ancora ci brucia, è stato allontanato, in nome di un progetto che oggi appare davvero senza senso. E cosa ci hanno dato in cambio? Ivan Juric. 
Un tecnico modesto, certo, ma noi lo sapevamo fin dal principio che non sarebbe stato lui a salvarci. Non è mai stato un uomo capace di guidare squadre d’Europa, e forse nemmeno lui ci ha mai creduto davvero. E noi non lo condanniamo come persona, perché il problema di certo non è lui.

Promesse e basta

Il problema sono le aspettative che la dirigenza ha scaricato sulle sue spalle. Ma quando, dopo una sconfitta, ci parla di bel gioco, come se fossimo in qualche modo vicini a un traguardo, allora sì che ci scatta la rabbia, l’ennesima. Perché noi non siamo ciechi, né tantomeno ingenui.
Vogliamo onestà, e di certo vogliamo soluzioni. La soluzione, in fondo, non è così complicata. Se non possiamo più sognare il ritorno di José Mourinho, almeno ridateci Daniele De Rossi.

L’unico che può farci tornare a credere in qualcosa, l’unico che sa cosa significa questa maglia. Noi non chiediamo altro. La Roma ha bisogno di qualcuno che la capisca, la ami e la guidi con la stessa passione che noi mettiamo ogni volta che entriamo allo Stadio Olimpico.
Ed è proprio di questo che parleremo oggi, in questo nuovo episodio di Romanzo Giallorosso, il daily podcast di sololaroma.it.

La partita contro l’Inter è stata l’ennesima prova di una Roma che non sa più far paura a nessuno. Certo, l’Inter è forte, ma ha saputo sfruttare errori che noi abbiamo regalato su un piatto d’argento. Sì, lo sappiamo tutti, la prestazione di Zalewski è stata disastrosa.

Però non è solo colpa sua, è la scelta di metterlo in campo che grida vendetta. Daniele De Rossi l’aveva capito, lo aveva escluso dal suo progetto. Però poi è arrivato Ivan Juric col suo calcio da metà classifica e l’ha rimesso dentro, sperando in un miracolo. 

Miracolo che ovviamente non è arrivato, anzi, è arrivata una sconfitta pesante, l’ennesima, che ha dimostrato quanto sia fragile questa Roma tanto in campo quanto nelle scelte di chi la guida. L’assonanza tra questa Roma e un film di George Romero è perfetta. Una squadra senza anima che vaga sul campo come un’armata di zombie ricordando la notte dei morti viventi

Guardare la Roma giocare ultimamente è un po’ come assistere a un episodio di The Walking Dead. I nostri giocatori sembrano persi, senza un obiettivo e senza una direzione. È chiaro che la barca giallorossa è affondata da quando hanno avuto la brillante idea di esonerare De Rossi per dare spazio, chiaramente, a Ivan Juric. 

Eppure ci avevano detto che il cambio in panchina serviva a recuperare punti in classifica. Qualcuno vuole spiegarci come sia possibile, dato che da quando è arrivato Juric non abbiamo fatto altro che sprofondare ancora di più?

Però un capitolo di questo nuovo episodio di Romanzo Giallorosso lo vogliamo regalare a Niccolò Zalewski. Perché oggi parliamo di un giocatore che ha deciso di regalarci una prestazione da incubo in Roma-Inter. Se la notte dei morti viventi avesse bisogno di un nuovo protagonista, Zaleschi sarebbe il candidato perfetto.

Sì, perché sul campo non c’era un calciatore, ma uno zombie in piena regola. E no, non parliamo solo di una partita storta, ma di una sequenza di errori che ci ha lasciati davvero senza parole. Il grande zombie di Roma-Inter è riuscito nell’impresa di riassumere il disastro giallorosso in un singolo minuto. 

Un minuto di follia pura. Un minuto in cui non solo ha perso una marcatura, potevamo andare in vantaggio, ma ha aperto la strada a un Inter che non chiedeva altro che essere invitato a segnare. Ed è così che, con l’eleganza di un passante che inciampa sui stessi piedi, Zaleschi è riuscito a compiere il suo capolavoro horror. 

Il problema non è solo l’errore tecnico, perché può capitare a tutti. Il problema è che Zalewski non ha mai avuto l’aria di essere in partita, e trovate una partita in cui Zalewski ha l’aria di essere in campo. Sembrava staccato da tutto, come se stesse partecipando a un film in cui tutti gli altri erano protagonisti, e lui fosse solo una comparsa di passaggio, un fantasma che vagava per il campo senza senso, senza idee, e soprattutto senza quella grinta che dovrebbe essere il minimo sindacale quando si indossa la maglia della Roma. 

Se c’è qualcosa che non possiamo permetterci è di avere giocatori che si trascinano in campo come se fossero comparse in un film horror. La Roma ha bisogno di guerrieri, di calciatori, di giocatori, di uomini, non di morti viventi. Torniamo al tema principale. 
E ora? La soluzione è semplice ed è sotto gli occhi di tutti. Ridateci Daniele De Rossi. E’ lui l’uomo giusto per risollevare le sorti di questa squadra, per ridare dignità a una tifoseria che sia stancata di essere presa in giro.

Il contratto di Daniele De Rossi è valido fino al 2027, mentre quello di Juric scade alla fine di questa stagione. La scelta è già piuttosto chiara. Non c’è più tempo per esprimere fallimenti, non c’è più spazio per le scuse. 

La Roma ha bisogno di un leader, di qualcuno che sappia cosa significa indossare quella maglia e guidare questa squadra. E chi, merito di Daniele De Rossi, può farlo? La Curva Sud, intanto, continua a lanciare messaggi forti e chiari. Ogni domenica è una protesta, tra ritardi nell’ingresso allo stadio e striscioni polemici. 

E non possiamo biasimarli. La frustrazione è palpabile. La soluzione è evidente. 
Riportare Daniele De Rossi sulla panchina della Roma. Non c’è altra via. E non possiamo permetterci di continuare a vivere questo incubo, sperando in un miracolo che, con Ivan Juric, non arriverà mai.
Quindi, signore e signori, il messaggio di oggi è piuttosto chiaro. Basta con le illusioni e basta con gli esperimenti. La Roma ha bisogno di Daniele De Rossi e ne ha bisogno subito.

Non c’è più tempo da perdere. Prima della prossima sfida di Europa League contro la Dinamo di Kiev, la dirigenza deve fare la cosa giusta e riportare a casa il nostro vero allenatore. Daniele De Rossi è l’unica soluzione per risollevare una squadra che si sta sgritolando sotto i nostri occhi. 
E noi, tifosi, lo sappiamo da sempre. Alla prossima puntata di Romanzo Giallo-Rosso, dove continueremo a dire le cose come stanno, senza filtri, con l’ironia e la passione che ci contraddistinguono. E chissà, magari la prossima volta ci ritroveremo a parlare del grande ritorno di De Rossi sulla panchina giallorossa, perché se c’è una cosa che ci meritiamo è almeno un po’ di giustizia.

Ryan, Dan, Friedkin, lo avete ascoltato questo podcast? 

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