1-0 al Torino, la Roma è con Juric: ma una rondine non fa primavera

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Lorenzo Zucchiatti
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Roma-Torino

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. La Roma batte il Torino 1-0 e si leva un po’ di polvere di dosso, potendo finalmente fare un primo, anche se prematuro, respiro a pieni polmoni. Una serata particolare in cui la curiosità era tanta, nel vedere quale sarebbe stata l’accoglienza dell’Olimpico e se la squadra supportasse ancora Juric. Tra cose buone e meno buone, alcune risposte sono arrivate, e la più confortante è stata sicuramente l’atteggiamento messo in campo dai giallorossi.

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Attenzione, concentrazione e tenace sono elementi che si sono visti nella serata di ieri, cose all’apparenza scontate ma non in questo caso, in cui le voci di giocatori sempre più desiderosi di un nuovo cambio in panchina si facevano pressanti. La Roma invece è con Juric, e benché una rondine non faccia primavera, da qualche parte si doveva pur cominciare. Aspetti positivi accanto però ad altri che non fanno guardare al futuro con fiducia massima.

Atteggiamento sì, meno il gioco

Come detto, si attendeva una reazione della squadra dal punto di vista dell’atteggiamento, dopo una trasferta a Firenze a dir poco imbarazzante, e questa è arrivata. Preoccupa però il gioco, con un aspetto piuttosto evidente: tolta la Fiorentina, le altre 8 gare sotto la guida di Juric sono state pressoché uguali, con la variante di risultati estremamente altalenanti. Un buon pressing iniziale, possesso palla maggiore dell’avversario in tutte le partite disputate, anche in quelle contro i Viola e con l’Inter, ma una moria di occasioni di gol e reti segnate.

Giallorossi che dunque, con tale canovaccio di gara, portano a casa il risultato pieno quando trovano di fronte un avversario arrendevole come lo è stato il Torino di ieri, che ha portato nel post partita un Vanoli decisamente deluso e arrabbiato con i suoi. Lungi dall’essere pessimisti cronici, perché come detto gli aspetti positivi ci sono, ma che possa essere la gara della svolta risulta difficile, per una Roma che rischia di continuare su una strada di alternanza di risultati continua, che non porta di certo alla Champions League.

Nelle mani di Dybala

Che i singoli giocatori non siano propriamente adatti al gioco di Juric è ormai evidente, e contro i granata si sono visti prestazioni sufficienti: Svilar attento nell’unico intervento degno di nota, quello su Njie nel secondo tempo, mentre la difesa si riscatta dopo il disastro di Firenze. Esterni da 6 striminzito, ma aspettarsi di più è utopia, mentre buoni segnali li hanno dato un Koné ormai imprescindibile lì in mezzo per la Roma ed un Le Fée ancora in cerca del ritmo partita ma prezioso in cabina di regia.

Più spento Baldanzi, mentre Pisilli si sbatte con tanta voglia come al solito, ma appare chiaro, agli occhi di scrive, che le sue doti di corsa, grinta e quantità, da centrocampista puro, siano maggiori all’estro e qualità richieste ad un trequartista. E poi c’è Dybala, che con il gol vittoria di ieri, il secondo in campionato e primo su azione, raggiunge Higuain, con 125 reti, al terzo posto della classifica dei migliori marcatori argentini in Serie A (dietro a Crespo con 153 e Batistuta con 184). Servirà ancora lui anche domenica contro un Verona in estrema difficoltà.

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