In queste settimane a Trigoria aleggia una domanda che divide addetti ai lavori, tifosi e opinionisti: possono Abraham e Dovbyk rinascere sotto la guida di Gasperini?
La risposta, oggi, non è affatto scontata. Non lo era ai tempi in cui a Bergamo sbarcava un certo Duvan Zapata, che prima di finire tra i più temuti centravanti della Serie A aveva vissuto stagioni altalenanti tra Udine, Napoli e Genova. Non lo era per molti altri, come Muriel o il primo Ilicic atalantino. Eppure, grazie al lavoro del tecnico piemontese, quei giocatori sono esplosi, trasformandosi in colonne del sistema offensivo nerazzurro.
Ora la storia potrebbe ripetersi a Roma, perché se c’è un dato oggettivo è che sia Tammy che Dovbyk hanno tutto per poter piacere a Gasperini: fisicità, struttura, gamba e – almeno sulla carta – anche quella cattiveria in area che serve in un calcio votato all’aggressione offensiva.
Un futuro tutto da scrivere
È vero, le prime uscite pubbliche di Gasp sono sembrate prudenti. Più che sbilanciarsi sui singoli, il tecnico ha parlato di squadra e di gruppo, consapevole che a oggi le scelte di mercato sono ancora in evoluzione. Ma chi conosce Gasperini sa che il suo metodo passa sempre attraverso il lavoro quotidiano, senza preconcetti.
È quello che potrebbe succedere anche a Tammy Abraham, reduce da mesi difficili e da una lunga inattività. Il centravanti inglese, che nel primo anno a Roma aveva stupito tutti, ora è chiamato a una seconda vita calcistica. E chissà che il lavoro a campo aperto con Gasperini, abituato a spremere gli attaccanti in pressing, movimenti senza palla e attacchi profondi, non possa restituirgli nuova brillantezza.
Lo stesso vale per Dovbyk: arrivato in giallorosso con tante aspettative, non sempre confermate sul campo. Ma chi ha seguito il lavoro di Gasp a Bergamo ricorda bene come Zapata stesso ci mise mesi prima di ingranare. E proprio il tipo di gioco che chiede il tecnico – palla avanti, attacco della profondità, ricerca continua della porta – potrebbe esaltare le qualità fisiche dell’ucraino.
Certo, il mercato ha le sue logiche. La Roma, vincolata da un fair play finanziario stringente, dovrà fare scelte ponderate. E non è un mistero che in società si stiano valutando più opzioni per il reparto offensivo. Ma c’è anche la consapevolezza che un Gasp “motivato” può trasformare i profili già a disposizione. Chi oggi scommetterebbe su una rinascita di Abraham e Dovbyk? Forse in pochi. Ma è proprio in questo contesto che il tecnico piemontese ha costruito alcune delle sue più grandi intuizioni: da giocatori dati per finiti o sottovalutati, ha saputo estrarre titolari determinanti per il suo sistema di gioco.
In fondo, sarà il campo a parlare. La preparazione estiva darà le prime risposte. E se c’è una certezza, è che Gaspe-ball non fa sconti: chi ci starà dentro, ne uscirà rafforzato. Per Tammy e Dovbyk potrebbe essere l’occasione della carriera. Per la Roma, quella di scoprire che in casa – forse – c’è già chi può guidare l’attacco giallorosso. Il passato insegna che con Gasperini, nulla è impossibile. A patto di metterci testa, gambe e cuore. Come fece un certo Zapata. Il resto, lo farà il lavoro.