Abraham e Dovbyk, il bivio: l’effetto Gasperini può rivitalizzarli?

Abraham e Dovbyk: tra dubbi e speranze, la Roma si affida a Gasperini per rivitalizzare il reparto offensivo

Emanuele De Scisciolo
Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile
4 min di lettura

In queste settimane a Trigoria aleggia una domanda che divide addetti ai lavori, tifosi e opinionisti: possono Abraham e Dovbyk rinascere sotto la guida di Gasperini?

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La risposta, oggi, non è affatto scontata. Non lo era ai tempi in cui a Bergamo sbarcava un certo Duvan Zapata, che prima di finire tra i più temuti centravanti della Serie A aveva vissuto stagioni altalenanti tra Udine, Napoli e Genova. Non lo era per molti altri, come Muriel o il primo Ilicic atalantino. Eppure, grazie al lavoro del tecnico piemontese, quei giocatori sono esplosi, trasformandosi in colonne del sistema offensivo nerazzurro.

Ora la storia potrebbe ripetersi a Roma, perché se c’è un dato oggettivo è che sia Tammy che Dovbyk hanno tutto per poter piacere a Gasperini: fisicità, struttura, gamba e – almeno sulla carta – anche quella cattiveria in area che serve in un calcio votato all’aggressione offensiva.

Un futuro tutto da scrivere

È vero, le prime uscite pubbliche di Gasp sono sembrate prudenti. Più che sbilanciarsi sui singoli, il tecnico ha parlato di squadra e di gruppo, consapevole che a oggi le scelte di mercato sono ancora in evoluzione. Ma chi conosce Gasperini sa che il suo metodo passa sempre attraverso il lavoro quotidiano, senza preconcetti.

Abraham con la maglia della Roma
Abraham con la maglia della Roma

È quello che potrebbe succedere anche a Tammy Abraham, reduce da mesi difficili e da una lunga inattività. Il centravanti inglese, che nel primo anno a Roma aveva stupito tutti, ora è chiamato a una seconda vita calcistica. E chissà che il lavoro a campo aperto con Gasperini, abituato a spremere gli attaccanti in pressing, movimenti senza palla e attacchi profondi, non possa restituirgli nuova brillantezza.

Lo stesso vale per Dovbyk: arrivato in giallorosso con tante aspettative, non sempre confermate sul campo. Ma chi ha seguito il lavoro di Gasp a Bergamo ricorda bene come Zapata stesso ci mise mesi prima di ingranare. E proprio il tipo di gioco che chiede il tecnico – palla avanti, attacco della profondità, ricerca continua della porta – potrebbe esaltare le qualità fisiche dell’ucraino.

Certo, il mercato ha le sue logiche. La Roma, vincolata da un fair play finanziario stringente, dovrà fare scelte ponderate. E non è un mistero che in società si stiano valutando più opzioni per il reparto offensivo. Ma c’è anche la consapevolezza che un Gasp “motivato” può trasformare i profili già a disposizione. Chi oggi scommetterebbe su una rinascita di Abraham e Dovbyk? Forse in pochi. Ma è proprio in questo contesto che il tecnico piemontese ha costruito alcune delle sue più grandi intuizioni: da giocatori dati per finiti o sottovalutati, ha saputo estrarre titolari determinanti per il suo sistema di gioco.

In fondo, sarà il campo a parlare. La preparazione estiva darà le prime risposte. E se c’è una certezza, è che Gaspe-ball non fa sconti: chi ci starà dentro, ne uscirà rafforzato. Per Tammy e Dovbyk potrebbe essere l’occasione della carriera. Per la Roma, quella di scoprire che in casa – forse – c’è già chi può guidare l’attacco giallorosso. Il passato insegna che con Gasperini, nulla è impossibile. A patto di metterci testa, gambe e cuore. Come fece un certo Zapata. Il resto, lo farà il lavoro.

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Giornalista, fondatore e direttore responsabile di SoloLaRoma.it. Da sempre racconto la Roma con passione, rigore e uno sguardo critico ma costruttivo. Credo in un’informazione indipendente, fatta da chi vive la squadra giorno per giorno, e dedicata a chi della Roma ha fatto una fede.
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