Da Venezia al Porto, Roma per salvare il salvabile: la stagione è morta in estate

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Lorenzo Zucchiatti
9 min di lettura
Dybala e Pellegrini, Roma

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Aveva il sapore di una finale la gara che la Roma andava ad affrontare mercoledì scorso a San Siro, sulla quale erano riposte le speranze di una stagione nata storta e che non preannuncia molti sorrisi. Giallorossi che si sono invece fatti schiacciare dal pressione del dento-fuori, visto che contro un Napoli con più certezze di un Milan estremamente umorale, la prestazione era stata ben diversa. Ciò che da fastidio sono timidezza e paura con le quali la squadra è scesa in campo, tradottasi in orrori difensivi e prestazioni fantasma da parte di totem come N’Dicka, Hummels, Paredes e Dybala.

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Solo andando in svantaggio, e non avendo più nulla da perdere, si è materializzata una reazione non sufficiente a rimediare agli errori commessi, che aumenta i rimpianti circa una qualificazione che i giallorossi potevano giocarsi molto meglio. Ranieri a fine gara ha preferito concentrarsi sui tanti complimenti per il Milan e su un “vi ricordate dove stava la Roma quando ho preso la squadra?”, che sa un po’ di: “Da me cosa volete? Pensavate davvero che potessimo vincere la Coppa Italia?”.

Permetteteci la velata provocazione, ma stentiamo a credere che dopo una sconfitta del genere, con scelte di formazioni che hanno visto Celik e Shomurodov dal 1′, la stessa serenità da parte dell’ambiente sarebbe stata riservata a Juric. Ranieri gode giustamente di uno status diverso che si è guadagnato con merito a Roma, ma tant’è che siamo nelle settimane spartiacque della stagione giallorossa: fuori dalla Coppa Italia, rimangono una proibitiva rimonta in campionato e la scalata Europa League, e molto passa da Venezia e Porto.

Turnover Ranieri a Venezia, i nuovi acquisiti scalpitano

Il giovedì europeo incombe, e l’appuntamento di domenica sulla laguna appare quasi come un impedimento, una rottura di scatole questa Serie A che vede la Roma 9° a 31 punti, a -4 dal Milan 8° e -6 dal Bologna 7°, anche se entrambe hanno una gara in meno e trattasi proprio dello scontro diretto. Rifiutarsi di scendere in campo però non è possibile, e allora truppa di Ranieri in quel di Venezia alle 12:30, con il tecnico che, se già contro il Napoli capolista aveva reso chiare le proprie intenzioni e priorità, si prepara ad un massiccio turnover.

“Non ci saranno Hummels e Paredes, ho dato loro una vacanza”, e più chiaro di così non poteva essere Sir Claudio, ma le novità di formazione saranno tante, con i nuovi acquisti che scalpitano: Nelsson e Salah-Eddine insidiano N’Dicka e Angelino, che rimangono comunque favoriti, con Rensch e Mancini a completare il terzetto arretrato e Saelemaekers a destra. Chi ha una reale chance di partite dall’inizio e Gourna-Douath, forse il più interessante dei nuovi volti di gennaio.

Con Paredes out, Koné squalificato ed un Pellegrini spento, il 21enne francese può giocare insieme a Cristante e Pisilli, per un calciatore chiamato a dimostrare di poter essere un titolare del futuro. Davanti riecco Dovbyk dopo due panchine consecutive, mentre al suo fianco uno tra Soulé e Baldanzi. Più o meno così al Penzo dunque, per la prima di due trasferte importanti: dal porto di Venezia al Porto e basta, quell’avversario che non evoca bei ricordi alla Roma in campo europeo ma da battere, per non dichiarare conclusa la stagione a marzo.

Da Dybala e il mercato estivo a Juric, non ci siamo

Giusto però, a questo punto dell’anno, tornare alle cause del sali-scendi continuo della squadra e di una stagione oggettivamente negativa. Il sunto alla base di ogni discorso successivo è uno: la stagione giallorossa è morta in estate, ancor prima del fischio d’inizio del campionato. Il caso Dybala è stato il fattore scatenante dei tanti errori commessi sul mercato, e chiariamoci, noi stessi pagheremmo il biglietto ogni santo giorno per vedere la Joya all’opera, ma se il progetto va nella direzione die Baldanzi e dei Soulé, è evidente che qualcosa è stato sbagliato.

Non parliamo poi dell’investimento Le Fée, un giocatore che De Rossi non voleva e subito sconsacrato con l’arrivo in extremis di Koné (e per fortuna!). E poi? Difesa a 3 o a 4? Ma sì prendiamo a mercato chiuso, a campionato iniziato, e senza un minimo di preparazione estiva un Hermoso rivelatosi inadeguato al contesto e un Hummels che con Juric non troverà mai spazio. Ecco appunto, la mossa Juric, arrivata dopo l’esonero di un De Rossi al quale era appena stato fatto un triennale, con sole 4 gare a disposizione per far funzionare una rosa costruita in maniera raffazzonata e confusionaria.

Promesse preoccupanti: dal mercato di gennaio al nuovo allenatore

Ma andiamo oltre e veniamo all’era Ranieri, perché anche qui ci sono delle cose che stridono, delle promesse non mantenute o preoccupanti per i tifosi. La prima era stata quella di un mercato di gennaio importante, rivoluzionario se vogliamo, e dopo gli arrivi di Gollini, Nelsson, Rensch, Salah-Eddine e Gourna-Douath, non di certo nomi che fanno battere il cuore dei tifosi della Roma, fa specie sentire il tecnico parlare in conferenza di monte ingaggi da abbassare e prossimi mercati al risparmio, come a mettere un freno alle ambizioni giallorosse alzate in precedenza.

La seconda era quella di un nuovo allenatore in tempi ragionevoli, con Ghisolfi che prima di Natale dichiarava che non si sarebbero attesi 6 mesi per l’annuncio, e che fosse un profilo di primo livello. Il club sarà sicuramente al lavoro e attendiamo novità, ma prima di Milan-Roma le parole del Ds sono state decisamente diverse: “oggi conta il presente, l’allenatore è Ranieri”, e niente di più.

A tale riflessione aggiungiamo che il nome di Ancelotti, su tutti i giornali come primo candidato alla panchina del futuro, è una suggestione molto pericolosa: come reagirebbe un ambiente già avvelenato da tale stagione se si dovesse poi ripiegare su un profilo meno altisonante? Fateci essere maliziosi per un attimo, ma quella battutina di Ranieri in conferenza circa il nuovo allenatore, quel “Alla fine vi farò lo scherzetto”, chissà che nasconda un impossibilità della Roma a puntare nomi top, che porti alla permanenza di Sir Claudio.

Il coraggio di cambiare: Pellegrini e Cristante un problema

Oltre alle due questioni appena trattate, ce ne una terza che, a parere di chi scrive, ha contribuito sensibilmente ad aumentare rabbia e sfiducia dei tifosi verso la società. Gennaio poteva, e forse doveva, essere l’occasione per dare un taglio netto al rapporto con alcuni giocatori, divenuti casi spinosi che hanno tolto energie nervose alla squadra. Seppur siano i più longevi in maglia giallorossa ed inevitabili simboli della Roma, Pellegrini e Cristante sono un problema da mesi, e non più solo per le prestazioni sul campo, che hanno tra l’altro fatto perdere loro il posto da titolari.

Guariamo Juventus, Milan e Fiorentina, tre squadre che di momenti di crisi e difficoltà di spogliatoio ne hanno vissute in stagione, ma in grado di avere il coraggio di prendere decisioni drastiche, come quelle di dare il ben servito ai propri capitani Danilo, Calabria e Biraghi. Con modalità forse ingenerose e poco ortodosse? Forse sì, ma evidentemente necessarie per la serenità dell’ambiente, interno ed esterno. Un coraggio di cambiare che la Roma non ha avuto, e che si va ad aggiungere al calderone di errori e confusione che caratterizzano la stagione, salvabile solo con la speranza Europa League.

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Diplomato al liceo classico e laureato in Giurisprudenza, con una tesi in Diritto Sportivo sui contratti di sponsorizzazione, ho messo in stand-by la "carriera" da giurista per fare della mia passione, lo sport in generale ed il calcio nello specifico, una professione. Scrivere e, ancor di più, parlare di pallone è per me il sale della vita, qualcosa che potrei fare per ore senza annoiarmi. Il mio obiettivo è informare ed ispirare, attraverso racconti ed analisi approfondite, coloro che ogni giorno si interessano alle dinamiche dello sport. Tra le mie esperienze figura anche un Master in gestione ed amministrazione delle aziende sportive.
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