Non è un segreto per nessuno: il vero protagonista dell’estate romanista, almeno finora, non ha ancora un volto né un nome. O meglio, ce l’ha — forse — ma non lo sappiamo. Il prossimo allenatore della Roma resta avvolto in un mistero che ormai sa più di fiction che di programmazione sportiva. I colloqui sono finiti, il dossier con i nomi caldi è stato consegnato, ma da lì in poi: buio. Silenzio totale. Nessuna fumata. Nessuna parola. Solo attesa.
Nel frattempo, ogni giorno nasce una nuova voce. Alcune resistono qualche ora, altre evaporano in meno tempo di quanto serva a leggere un titolo su X. Abbiamo avuto l’effetto speciale “alla Mourinho”, con il sogno collettivo chiamato Klopp durato mezza giornata — giusto il tempo di far impazzire i social — prima che la Roma smentisse informalmente, La Stampa correggesse l’articolo, e l’agente del tecnico tedesco chiudesse tutto con un elegantissimo: “Sono tutte sciocchezze. È diventato noioso“.
Noioso, in effetti, inizia a diventarlo davvero. Perché da settimane non si parla d’altro, ma i Friedkin continuano a non parlare affatto. E noi, come al solito, cerchiamo indizi ovunque, da un like sospetto su Instagram al parcheggio pieno sotto Trigoria.
C’è un casting. C’è una short list. Ma soprattutto: c’è confusione
Il lavoro del nuovo direttore sportivo Florent Ghisolfi e di Claudio Ranieri, che ha già salutato il campo per sedersi da consulente tecnico, è stato approfondito e lungo. Tra i nomi valutati ci sono stati Fabregas, rimasto a Como, e Farioli, che ha fatto sapere di non guardare ai brand ma ai progetti. Un contatto — anche più di uno — c’è stato con Gasperini, ma nulla è ancora deciso. E poi c’è chi parla di Espirito Santo, mentre Allegri, a dispetto dei meme, non è mai stato in corsa davvero.
Insomma, una lista di candidati c’era. Ma non era lunga. E non era fatta di top player in panchina. Perché l’effetto sorpresa in stile Mourinho sembra, almeno per ora, fuori budget e fuori logica.
E il tempo? Quello sì, inizia a stringere
La stagione è finita, la Roma è in Europa, ma non ha ancora chi guiderà il gruppo. E con il mercato alle porte, ogni giorno che passa è un giorno perso per pianificare. I tifosi hanno aspettato. Con pazienza, con fiducia, con la solita ironia. Ma adesso inizia a farsi largo anche una certa insofferenza, perché restare fermi troppo a lungo, in un calcio che corre, non è mai un buon segnale.
Non chiediamo molto: solo di sapere chi sarà l’uomo che siederà su quella panchina, chi proverà a costruire qualcosa dopo Mourinho, dopo De Rossi, dopo Ranieri. Un profilo chiaro, una visione tecnica, una direzione. Perché oggi più che mai la Roma ha bisogno di certezze. E i tifosi, che ne hanno viste tante, meritano almeno un nome. Non per sognare. Ma per iniziare a capire dove si vuole andare. L’attesa è finita. O almeno, dovrebbe.