Day after glorioso per la Roma, che conquista una meritatissima qualificazione agli ottavi di finale e scoprirà oggi se affronterà l’Athletic Bilbao o la Lazio in un epico derby europeo. Dalla difesa ad un super Dybala, fino ad uno Shomurodov in grande spolvero, le note liete del match contro il Porto sono tante, ed ora spazio al prossimo avversario. Chi guarda all’urna di Nyon con grande interesse è anche la Fiorentina, in ottica Conference League, quella squadra dove dall’estate scorsa gioca Edoardo Bove.
Più corretto dire “giocava”, visto che da quel spaventoso 1 dicembre 2024, data in cui il classe 2002 si accasciò a terra per un malore durante la sfida contro l’Inter, il campo non l’ha ovviamente più potuto calcare. Dal sollievo di vederlo vigile all’uscita dal campo si è passati al necessario impianto di un defibrillatore sottocutaneo, ed è proprio questo fatto, necessario a livello di salute, che gli sta impedendo di poter tornare a calpestare il prato verde in Serie A.
Qualcosa però potrebbe cambiare. “Voglio capire se c’è modo di rivedere i protocolli medico-sanitari italiani, se ci sono soluzione che permettano a chi ha avuto il suo problema di tornare in campo”, aveva dichiarato Andrea Abodi, Ministro dello Sport e Giovani, a Sanremo, e in questa direzione si sta andando: c’è già stato un contatto con il presidente della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana), Maurizio Casasco, per discutere le regole circa la possibilità di giocare con un defibrillatore in corpo, e a breve dovrebbe seguire un incontro tra le parti.
Dal modello inglese alla patologia scatenante
Si riaccende una fiammella di speranza dunque per Bove, per il quale fino ad oggi il futuro poteva essere solo uno: tornare alla Roma alla fine del prestito alla Fiorentina e cercarsi una soluzione all’estero, in un paese meno restrittivo. Un in cui vige il modello inglese, nel quale i protocolli scientifici, validi per tutta Europa, vengono superati da una legge che permetta al giocatore di decidere autonomamente se giocare o meno con il defibrillatore, assumendosi in toto il rischio di eventuali conseguenze.
Ciò che molti non sanno però è che, circa una decina di giorni fa, l’Inghilterra ha chiamato la FMSA manifestando interesse verso il modello italiano (seguito anche in Spagna), che ha una media di un decesso ogni milioni contro l’uno ogni 100mila nel resto del mondo. Il nostro paese, come è giusto che sia, si fa carico della salute del cittadino, la cosa più importante, e dunque l’ostacolo per Bove non è tanto più il defibrillatore in se quanto la patologia scatenante dell’episodio. Lì bisognerà scavare a fondo, mentre sui protocolli c’è margine di lavoro. Osserva la situazione la Roma, che a fine anno sarà chiamata a decidere insieme al ragazzo il da farsi.