Come spesso accade in quelle stagioni nate male e spesso finite peggio, si fanno sempre più insistenti le voci di un imminente cambio sulla panchina della Roma. Nonostante le due settimane di pausa per gli impegni delle Nazionali, Ivan Juric non è riuscito a risolvere i problemi che rischiano di far deragliare la stagione giallorossa dopo appena due mesi.
La Roma continua a tirare più di tutti in Serie A e anche contro l’Inter è stata la squadra tentare più conclusioni. Risultato: zero gol per i capitolini, uno per i nerazzurri. La mancanza di cinismo è solo uno dei tanti problemi della Roma. Sentendo Juric, sembra che vada tutto bene ma, scendendo in profondità, emergono problemi grandi come crateri. Lo scorso febbraio, l’Inter fu il primo vero banco di prova anche per Daniele De Rossi, il cui ritorno in panchina non sarebbe da escludere. I giallorossi uscirono sconfitta con il risultato di 4-2, ma la prestazione fu nettamente differente.
Le differenze tra De Rossi e Juric
Perdere contro i campioni in carica della Serie A non è la fine del mondo, ma il problema di questa sconfitta è il modo in cui è arrivata. La Roma perde 1-0 per colpa degli errori di due singoli (Zalewski e Celik) e la prestazione offerta non è stata per niente convincente. I giallorossi hanno giocato un primo tempo a viso aperto e una seconda frazione sbilanciata in avanti, che ha però regalato più possibilità di contropiede ai nerazzurri che occasioni concrete per i capitolini.
La scorsa stagione, invece, la Roma riuscì a mettere in grandissima difficoltà la squadra di Simone Inzaghi, proponendo un calcio offensivo, coraggioso e mostrando un’idea tattica precisa, riuscendo anche a chiudere il primo tempo in vantaggio per 2-1. Nel secondo tempo, i nerazzurri riuscirono a ribaltare il risultato, grazie al gol di Thuram, all’autogol di Angelino e alla rete, a tempo scaduto, di Bastoni, ma l’atteggiamento che la squadra aveva messo in campo aveva fatto ben sperare i tifosi della Roma, rendendo la sconfitta meno amara.
Le dichiarazioni dei due tecnici dopo le rispettive sconfitte mettono in evidenza differenze notevoli nell’approccio e nella filosofia di gioco. De Rossi, lo scorso anno, aveva sottolineato la necessità di raggiungere la perfezione per competere con squadre di alto livello, esprimendo una certa insoddisfazione anche dopo aver realizzato una buona prestazione: “Se siamo contenti per aver giocato una buona partita con l’Inter, ma persa, la direzione è la mediocrità e non possiamo permettercelo“. Le sue parole indicavano una richiesta elevata di miglioramento e una visione a lungo termine più ambiziosa. Al contrario, Juric ha adottato un approccio più positivo nel valutare la sconfitta, apprezzando i progressi – minimi – della sua squadra.
Juric sul banco degli imputati
L’arrivo di Juric sulla panchina della Roma non ha portato i risultati che la proprietà sperava. L’allenatore croato è riuscito a racimolare 7 punti sui 12 disponibili in campionato, grazie alle vittorie contro Udinese e Venezia, entrambe giocate all’Olimpico, e il pareggio contro il Monza in trasferta. In Europa League non è andata meglio: i giallorossi hanno conquistato appena un punto in due partite, pareggiando con l’Athletic Bilbao e perdendo con l’Elfsborg, un bottino troppo magro per le ambizioni giallorosse in Europa.
Giovedì arriva la Dinamo Kiev e poi domenica si va a Firenze. Da Trigoria, la società continua a smentire qualsiasi tipo di ulteriore cambio in corsa. Il tecnico croato, però, dovrà obbligatoriamente trovare delle soluzioni per sterzare una stagione, forse, già compromessa. La piazza romana ha iniziato a imputargli delle colpe importanti, soprattutto a livello di scelte, a partire da Paulo Dybala, sacrificato in un ruolo difensivo che non è piaciuto a nessuno. L’argentino ha seguito spesso a uomo Bastoni, ma questo tipo di lavoro ha significato allontanarlo dalla porta avversaria e poi fargli perdere lucidità quando si trova negli ultimi 25-30 metri di campo.
I problemi della rosa
Dalla partita contro l’Inter però sono arrivate anche alcune certezze, come l’inadeguatezza di alcuni interpreti e l’incapacità di giocare ad alti livelli con certi avversari, tanto in Serie A quanto in Europa League. In questa situazione, Juric è certamente il meno responsabile. Il problema è in una rosa costruita male, nonostante i 100 milioni di euro spesi nel calciomercato estivo.
In primis, dalla mancanza di un’alternativa a Dovbyk. Se l’ucraino non sta in forma, così come nel caso in cui non fosse in partita, l’unica alternativa di ruolo è il solo Shomurodov, che di certo non è un’alternativa di primo livello. Ancora più problematica la situazione sugli esterni. Da una parte Celik e Abdulhamid (quest’ultimo ancora non pronto per calcare certi palcoscenici), dall’altra Angelino (utilizzato spesso da braccetto), Zalewski, Saelemaekers, Dahl e El Shaarawy. Tra infortuni, giocatori acerbi e situazioni extracampo delicate, c’è un’ampia gamma di difficoltà che il tecnico croato deve affrontare.
Da giovedì, è probabile che Juric inizi una mini rivoluzione, inserendo stabilmente nelle rotazioni Mats Hummels, che aspetta di fare il suo esordio con la nuova maglia, Enzo Le Fée, Tommaso Baldanzi e Matias Soulé.
Si naviga a vista
Il contorno rimane ancora più sconfortante. Non sembra esserci via d’uscita a questo clima di rassegnazione e la sensazione è di un navigare a vista in attesa di tempi migliori. Juric continua a ripetere che va tutto bene e che la squadra sta migliorando, ma la classifica dice altro e le prestazioni confermano quanto dice la classifica.
Nel pre-partita con l’Inter, Ghisolfi ha difeso il lavoro di Juric, ma il dirigente francese è lo stesso che appena qualche settimana fa, al primo incontro con i giornalisti, ha ammesso che la scelta fosse ricaduta su di lui perché aveva accettato un contratto fino a giugno, evidenziando la mancanza di un vero e chiaro progetto.
Questa settimana rappresenta già un crocevia per Juric. La proprietà lontana e imprevedibile potrebbe anche pensare a una mossa a sorpresa: né Juric, né De Rossi, ma un terzo allenatore. Ad oggi, però, è difficile immaginare un allenatore che accetti di mettersi in gioco in una polveriera come la Roma.